DI FAUSTA TESTAJ’

 

Al  teatro Brancati di Catania è stato messo in scena  : “Un Sogno a Istambul”, tratto dal libro “la cotogna a istambul” di Paolo Rumiz, con la Regia di Alessio Pizzech, scene e costumi di Andrea Stanisci, disegno luci di Eva Bruno, Musiche originali di Mario Incudine eseguite dal vivo, assistente alla regia Tommaso Garrè, assistente alle musiche Antonio Vasta, Direttore di scena Claudio Balducci, fonico Nicolò Rinaldi, elettricista Michele Ambrose, sarta e truccatrice l’eccezionale ventitreenne Chiara Monacelli. Priduzione : La Contrada-Teatro Stabile di Trieste- Arca Azzurra.

Vale la pena citare tutti gli addetti ai lavori di questa entusiasmante messa in scena interpretata da una intensa e coinvolgente Maddalena Crippa nel ruolo della misteriosa vedova Turca Masa Dizdarevic’, da un impeccabile Maximilian Nisi nel ruolo dell’ingegnere austriaco Maximilian Von Altenberg e dai più che convincenti Adriano Giraldi e Mario Incudine. Il primo, con il suo ruolo,  riesce a creare un’immediatezza narrativa, il secondo , attraverso dialoghi, narrazioni e canti, ad accompagnare lo spettatore nel giusto sfondo emotivo attorno al quale si svolge la struggente storia d’amore e d’attrazione tra Maxmilian Von Altenberg e Masa. Bella l’idea di ricorrerre alla tecnica cinematografica del flashback  con la quale Incudine e Giraldi anticipano l’epilogo del racconto narrandone lo sviluppo dello  stesso. Altro riferimento cinematografico, lo splendido lavoro che Chiara Monacelli ha fatto sulla Crippa, creandone una calotta che l’attrice mostrerà quando si paleserà in Masa il brutto male che la porterà alla morte.

Siamo nel 1997, in una Sarajevo in macerie, subito dopo la guerra nei Balcani, l’ingegnere austriaco Maxmilian Von Altenberg  viene mandato lì  per un sopralluogo, un amico gli presenta la misteriosa e affascinante vedova Turca, figlia di partigiani, Masa Dizdarevic’, madre di due figle, che vivono lontane da lei, quell’incontro segna, per l’ingegnere austriaco(con una macchia nazista in famiglia), la svolta della sua vita.  Per quella donna che canta quell’oscuro presentimento, la profezia della selvatica cotogna di Istabul,  che l’amato deve trovare per guarire la sua innamorata gravemente malata, che morirà prima del ritorno di lui, con quelle parole ripetute più volte, “aman aman” che delineano l’inevitabile destino, per lei, Maxmilian prova da subito un’attrazione potente che non ha il tempo di concretizzarsi dato il suo ritorno in patria.

Max cerca disperatamente di rintracciare il suo amore, ma ci vorranno tre anni prima di ritrovarlo.Sono i tre anni di cui parlava “la gialla cotogna di istambul”, la canzone d’amore che Masa gli cantava.Lei ora è gravemente malata, di quel male che non perdona facilmente, e si rivolge a Maxmilian per essere aiutata non specificatamente per salvarsi, ma quanto meno per prolungare il loro tempo insieme.Questa storia che può sembrare triste, in realtà è un inno alla speranza e alla vita, che si esplicita attraverso la sensualità e l’attrazione che Masa ha nei confronto di Max anche durante la malattia, mandando un bellissimo messaggio,bisogna vivere la malattia con dignità, coraggio e voglia di farcela perchè c’è speranza fino alla fine, la vita deve essere presa sempre a morsi, mai farsi schiacciare dagli eventi negativi. Dopo la morte di Masa, Maxmilian Nisi (l’attore) , fa vivere al pubblico,  in modo straordinario, la trasformazione di Max, il quale diventa un migrante dei sentimenti, come Masa lo era stata nel passato ai tempi del conflitto.

Max si rende conto, compiendo un viaggio nel tempo,  che tutti i suoi valori, la saggezza e la tranquilità che credeva di possedere in realtà non esistevano, attraverso la morte della donna che lui ha amato, attraverso l’esorcizzazione del suo dolore, riesce ad acquisire una nuova consapevolezza di sè. Bravissimo Mario Incudine, che conferma in questo spettacolo, di essere un polistrumentista di razza, aiutato dall’indovinata idea del regista Alessio Pizzech che invece di rappresentare ha preferito, a volte,  far, suonare e cantare l’intensità di alcune vicissitudini che non potevano emozionare solo con le parole narrate. Se vi capita d’incontrare in qualche teatro questo spettacolo, e volete vivere una serata di coinvolgimento emotivo insieme ad attori straordinari , vi consiglio vivamente di andarlo a vedere.