Per spiegare quanto fosse diverso il mondo musulmano da quello europeo-occidentale prima del Mille parto sempre da una storiella, tanto semplice e tanto vera. Un gruppo di mercanti musulmani sta compiendo un lungo viaggio. Lunghissimo, per le misure del tempo. Partono dal medio Oriente e la loro meta è Roma, la sede del papa, il califfo dei cristiani. Viaggiano per via di terra. Attraversano l’Europa orientale. Arrivano in Grecia, a Tessalonica. Ci si aspetterebbe che qui lascino la terra per il mare. Invece no. Continuano lungo il continente, tenendo a sinistra l’Adriatico: così attraversano la Slavonia. Arrivano a Venezia. E poi prendono verso l’interno, seguendo il Po, verso Pavia. E qui viene il bello. I musulmani, mentre attraversano la pianura Padana, restano esterrefatti. Cosa trovano? Solitudine. Povertà. Città semideserte. In poche parole, abbandono e barbarie. E ai nostri viaggiatori non resta che dire che i Lombardi vivono alla maniera dei Curdi, tra tuguri, tende e capanne: uno spettacolo indecente per dei mercanti musulmani abituati ad una civiltà di città, grandi, evolute, come Bagdad o il Cairo, che raggiungevano e superavano più di cinquecentomila abitanti, una cifra, per allora, stratosferica. Gente che veniva dal primo mondo e che adesso era costretta ad attraversare un nord Italia che era più di un terzo mondo, solcato da ombre di città perdute nei sogni di tempi ormai passati. Viaggiatori che solo in prossimità di Roma potevano trovare qualcosa che assomigliasse a una città. Anzi, che potesse scatenare in loro lo stupore: come avvenne ad un altro gruppo di musulmani che, arrivati nei suoi pressi, scorgendola dall’alto esclamarono Dio è grande, perché credevano che, davanti a loro, ci fosse la distesa del mare. Quando, invece, era solo il riflesso dei tetti di piombo, colpiti dal sole.
Amedeo Feniello (storico medievale)