Due esponenti del clan camorristico Belforte sono stati arrestati per l’omicidio di Vittorio Rega, ucciso nelle campagne di Maddaloni (Caserta) il 30 luglio 1996 per un errore di persona. Nei loro confronto la Polizia di Stato di Caserta ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, spiccata dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea, per omicidio in concorso.Le indagini, sviluppate dalla Squadra Mobile casertana, hanno confermato la matrice camorristica dell’agguato, considerato un atto criminale tra i più efferati di quegli anni e che, l scosse l’opinione pubblica.

Vittorio Rega fu ucciso perché guidava una macchina identica a quella del vero obiettivo del raid, Giovanbattista Tartaglione, storico affiliato al clan Piccolo che, appena due mesi dopo l’omicidio di Vittorio, fu rinvenuto carbonizzato nelle campagne di Caivano, all’interno di un’auto.La mattina del 30 luglio 1996 la Polizia intervenne in località Fontana Olmo Cupo per segnalazione di un uomo ferito. Gli agenti trovarono un’auto con il motore spento, il freno di stazionamento azionato e lo stereo ad alto volume. Seduto per terra c’era Vittorio Rega che, ancora cosciente, presentava ferite di arma da fuoco alla schiena, al torace ed alle gambe.

Vittorio riuscì a riferire ai poliziotti che, mentre passava da quelle parti per svolgere delle commissioni per conto del suo datore di lavoro, era stato inseguito e colpito da alcune persone. Queste, dopo averlo ferito, gli avevano anche chiesto “cosa ci facesse in quel luogo”. Gli immediati soccorsi non riuscirono a salvargli la vita: Vittorio Rega, trasportato all’ospedale di Maddaloni, morì circa 30 minuti dopo.