Antonio Troise

Sarà il primo presidente degli Stati Uniti a varcare la soglia della Casa Bianca con una condanna penale sulle spalle. È vero che la sentenza emessa ieri, in una piccola stanza al quindicesimo piano del tribunale supremo di New York, non avrà conseguenze concrete sulla sua attività. Il verdetto, infatti, prevede la formula dell’«unconditionaldischarge»: vale a dire che la pena sarà sospesa senza alcuna condizione. Quindi, niente carcere, né multa, né altre sanzioni: tutto continuerà come prima. Tranne quella “macchia” sul curriculum del neo presidente americano che, se non altro, guasterà la festa per il suo insediamento ufficiale, previsto per il 20 gennaio prossimo, con tutti gli onori del caso.

La vicenda giudiziaria che ha portato alla condanna del presidente è quella dei pagamenti in nero alla pornostar Stormy Daniels. Ora, Trump, che ieri ha parlato di sentenza-truffa, avrà tutto il tempo per fare appello e continuare la sua battaglia a colpi di carte bollate. Una strada obbligata dopo che la maggioranza dei giudici della Corte Suprema, tre su cinque nominati da Trump, aveva sostenuto senza mezzi termini che la sentenza non potesse essere impedita.

Un segno evidente di come il sistema dei pesi e dei contrappesi istituzionali della più grande democrazia del mondo continui a funzionare, nonostante i proclami del presidente americano, le sue tentazioni imperialistiche e, decisamente, poco liberali. Certo, una cosa sono le parole scandite in campagna elettorale e un’altra la pratica quotidiana di governo, alla guida di un’amministrazione per nulla semplice. I risultati delle urne hanno dato a Trump pieni poteri. E, in un sistema democratico, governa chi ottiene più voti. E già sei mesi prima del suo successo, a novembre, Trump era stato dichiarato colpevole di 34 reati. Una notizia che, però, non ha spostato più di tanto il baricentro del consenso. Gli elettori lo hanno votato nonostante tutto; i giudici hanno influito ben poco sulla campagna elettorale.

Resta il fatto che nella Costituzione americana non mancano gli “antidoti” per evitare brusche virate contro la democrazia. Inoltre, le ultime elezioni per la Casa Bianca hanno messo in mostra anche le profonde divisioni di un Paese che sta ancora lottando per uscire dalla crisi economica post-Covid, che ha ferito in profondità soprattutto il ceto medio. Il nuovo inquilino della Casa Bianca non potrà ignorare le esigenze dei cittadini che non lo hanno votato: fra i suoi primi obiettivi dovrà esserci anche quello di riunire il Paese, essere il presidente di tutti gli americani. Dovrà farlo anche da presidente “pregiudicato”, sapendo che, dal punto di vista giuridico, per lui non cambia nulla. Potrà esercitare il suo mandato senza alcun tipo di ostacolo. E, più che per il verdetto di un tribunale, sarà giudicato per quello che riuscirà a fare.

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