Daniela Gangemi

Il Presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria Roberto Di Bella ha incontrato gli studenti del liceo scientifico “L. Da Vinci”, per approfondire delicate questioni legate al protocollo, promosso dallo stesso magistrato, che ha ad oggetto la tutela dei minori provenienti o inseriti in contesti familiari di criminalità organizzata. “Noi non strappiamo niente a nessuno – ha dichiarato Di Bella- non facciamo confische né deportazioni, lavoriamo a tutela dei ragazzi per le famiglie. Cerchiamo di coinvolgere nei nostri percorsi le madri e ci riusciamo quasi al 90%. Sto intrattenendo dei rapporti epistolari con diversi detenuti, anche al 41 bis, e sto spiegando quello che facciamo. Noi vogliamo aiutare i loro figli, sottraendoli ad un destino di sofferenza, di carcerazioni. Dal 2012 abbiamo adottato una sessantina di provvedimenti, non tutti i ragazzi sono stati allontanati dalla Calabria, molti li stiamo aiutando anche qui, grazie alle associazioni di volontariato come Libera. Abbiamo una rete creata con diversi protocolli, uno è stato siglato qui al liceo con il coordinamento del prefetto di Reggio Calabria. E’ necessaro continuare su questa strada, ma abbiamo bisogno di un accompagnamento normativo, di risorse finanziarie, di personale. Siamo ancora all’inizio del percorso”. Sono state le prime dichiarazioni pubbliche di Di Bella all’indomani dell’uscita, martedì 22 gennaio in prima serata su Rai 1, della fiction “Liberi di scegliere” che racconta la storia, di fatto biografica, di un giudice del Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria che sta fortemente lottando per garantire un’opportunità ai ragazzi che vivono in situazioni di disagio perché hanno abbracciato i disvalori delle famiglie ndranghetiste. “Sono molto contento per il film perché veicola un messaggio culturale molto importante. Un film che ribalta la narrativa tradizionale del genere, demistificando il modello ed il mito mafioso che affascina tanti adolescenti. Nelle famiglie di ndrangheta si vive male, c’è una grande sofferenza in carcere. Spero che il messaggio culturale veicolato dal film possa fare breccia nel cuore e nella mente di tanti ragazzi e donne, ma anche di coloro che si trovano in carcere, nei luoghi di latitanza, affinchè le persone possano rispecchiarsi nella storia e riflettere sulla loro drammatica situazione. Il film lascia intravedere bene, come avviene nella realtà, come i personaggi sono prigionieri della loro famiglie e delle loro sovrastrutture culturali ed arcaiche. E’ la prima opera che entra così all’interno delle dinamiche familiari di certi contesti”. Per la dirigente del liceo scientifico “L. da Vinci“, Giuseppina Princi, l’incontro col magistrato è un’altra opportunità per i ragazzi di accogliere il tema della “Legalità” in modo concreto e diretto, direttamente dalla voce di chi da anni combatte sul campo al fine di trasformare la realtà nella quale viviamo, nella certezza che il futuro sia realmente migliorabile a patto di cominciare a costruirlo subito. “Una giornata importante che si lega alle iniziative che abbiamo avviato già da diversi anni con il Tribunale per i Minorenni, la Procura ed il Tribunale, nell’ottica di promuovere incontri con i magistrati, permettendo agli stessi di incidere sulla formazione etica dei nostri studenti. L’incontro con il presidente Di Bella è un’opportunità che viene data ai ragazzi di conoscere un magistrato rivoluzionario. Il giudice dà ai ragazzi che vivono in famiglie di ndrangheta, la possibilità di essere accolti in realtà diverse, mettendoli nelle condizioni di scegliere, vivendo l’alternativa che è fatta di valori. Come istituzione scolastica siamo vicini alla rivoluzione che sta attuano il presidente. La scuola ha un ruolo determinante perché è quell’agenzia educativa che deve avere la responsabilità di formare la coscienza etica dei ragazzi, di denunciare, collaborando con persone come il presidente Di Bella che sono in prima linea impegnati a garantire formazione ed educazione ai nostri giovani”.