Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef, l’associazione dei Consumatori, ricorre a una metafora azzeccata: “Sono spuntate le pistole fumanti”. L’inchiesta di Trani contro le agenzie di rating ,in cui sono imputati sei tra manager e analisti della Standard & Poor’s, ha avuto registrato una svolta interessante. E’ stato analizzato, infatti, il contenuto delle intercetazioni e di una mail circolata nei giorni più neri della crisi italiana, quando il Paese era a un passo dal default. E’ emerso, in sostanza, che alcuni dati erano stati manipolati proprio per incoraggiare la speculazione contro i titoli del debito pubblico italiano.
Il contenuto delle intercettazioni compiute durante le indagini e la mail interna sequestrata (nella quale è contenuta l’affermazione di presunti errori nei report sulle banche italiane), confermano, per Lannutti, «l’inattendibilità dei giudizi di rating espressi da S&P sull’Italia, gravissimi elementi di prova che fanno emergere contrasti tra analisti al vertice della società di rating e la deliberata volontà di declassare l’Italia pur in assenza dei presupposti, come implicitamente dichiarato nella missiva dagli stessi analisti il 13 gennaio 2012, giorno stesso del declassamento ». Le accuse a carico di Deven Sharma, presidente mondiale di S&P Financial Service dal 2007 al 23 agosto 2011, Yann Le Pallec, responsabile per l’Europa- Londra, gli analisti del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer e del legale rappresentante di S&P-Londra, David Pearce, sono intenzionale manipolazione del mercato finanziario, aggravata dal fatto che è stata commessa ai danni dello Stato italiano e dall’ingente danno patrimoniale provocato. Con queste imputazioni, ieri mattina il pm Michele Ruggiero ha chiesto il rinvio a giudizio per i sei imputati. La decisione del gip potrebbe arrivare al termine della prossima udienza, il 28 ottobre