Salvatore “Totò” Cuffaro, ex governatore della Sicilia e senatore della Repubblica, oggi soltanto detenuto in Rebibbia, perderà il vitalizio d’oro. Lo scrive Repubblica nell’edizione di oggi. “Dopo lungo rimuginare e sull’onda di incessanti polemiche, l’amministrazione dell’Assemblea regionale ha trovato l’escamotage: visto che, per legge, non si può togliere la pensione a Cuffaro in quanto condannato per mafia, il beneficio viene sospeso perché l’ex potente dell’Udc sta scontando la sua pena — sette anni — anche per un reato minore, la rivelazione di segreto d’ufficio.
Un paradosso, certo. Ma figlio di una normativa da più parti dichiarata lacunosa. La misura della sospensione del vitalizio, nelle Regioni, vale solo per chi deve rispondere di reati contro la pubblica amministrazioni. Chi ha commesso delitti più gravi viene salvato. Così, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, bersaglio di critiche bipartisan per il beneficio concesso a Cuffaro, per sottrarsi all’imbarazzo ha dovuto farsi inviare dalla Corte d’appello di Palermo l’intero dispositivo della sentenza confermata in Cassazione, scorrerla fino in fondo e “scoprire” che sì, c’era pure un articolo del codice penale, il 326, che poteva giustificare la revoca della pensione. Via, a partire dal prossimo mese, l’odioso privilegio a un carcerato. Cuffaro dall’agosto 2011 percepisce dal parlamento siciliano — di cui è stato inquilino per 17 anni — un vitalizio da circa 6 mila euro (lordi) al mese. Beneficio possibile perché il decreto Monti, recentemente recepito dall’Ars, non esclude i condannati per mafia. La pubblicazione della notizia, da parte di Repubblica, ha subito scatenato una bufera, nel parlamento siciliano e alla Camera. Nell’aula dell’Assemblea siciliana, giovedì, è stato messo ai voti un emendamento dei grillini che prevedeva proprio la sospensione del vitalizio per i responsabili di reati mafiosi: ma la norma è stata bocciata con 33 voti contrari su 58. M5S ha subito esposto alla gogna del web i nomi di chi, «forse per vecchi debiti di riconoscenza», aveva salvato la pensione di Cuffaro”.