di SIMONA D’ALBORA
È davvero paradossale che una città come Napoli, che ha dato i natali ad Antonio de Curtis, in arte Totò, ad oggi non abbia un luogo fisico che lo commemori e nel quale ricevere tutti i turisti che vogliono rendere omaggio alla sua comicità e alla sua grandezza.
O meglio, il museo ci sarebbe, come direbbe il principe della risata, ma la vicenda legata alla sua nascita e la sua evoluzione sono degne di un film comico della miglior tradizione: Totò cerca casa, o meglio il suo museo cerca pace, una pace che gli è negata da oltre 20 anni.
Proprio in Palazzo dello Spagnolo, in via dei Vergini 19, forse l’edificio più bello del quartiere Sanità, si trova il museo di Totò, varie volte inaugurato ma mai aperto al pubblico. E questa volta non si tratta di un problema di soldi, in 20 anni si sono spesi quasi 3 miliardi di euro per la sua realizzazione, ma di staticità e di poca chiarezza sul futuro di chi dovrebbe gestirlo.
A via Santa Maria Antesaecula si trova la casa dove il principe nacque nel 1898. Nel 2002 la sua casa venne venduta all’asta per 25.000 euro, una vera miseria. Le stesse istituzioni disertarono l’asta e la sua casa rischia di diventare un Bed and Breakfast, pericolo che lo stesso De Magistris ha dichiarato più volte di voler scongiurare cercando un accordo con i proprietari dell’appartamento. E fin qui la vicenda della casa che ha ascoltato i primi vagiti di Totò.
Per quanto riguarda il museo, invece, la situazione è più complessa: il museo, che si trova al terzo e quarto piano del palazzo dello Spagnolo ha dei grossi problemi di staticità e i lavori di ristrutturazione hanno provocato danni all’edificio adiacente. Si tratta di lavori costati milioni di euro che dovranno essere compensati da nuovi fondi per ripristinare un luogo ancora inagibile e inoltre il palazzo è privo di ascensore.
Il comune di Napoli, a novembre ha offerto altri 400.000 euro per la ristrutturazione, ma il contenzioso tra chi dovrà poi gestire il museo, il Comune o l’associazione De Curtis è ancora aperto. Anche il Fai ha offerto 30.000 euro per il museo ed ha raccolto per tutta Italia oltre 40.000 firme per la riapertura, ma i fondi rischiano di andare perduti perché ancora non è chiara la futura gestione dell’attività museale tra Istituzione e Associazione De Curtis.
Insomma Totò non cercherà più casa ma un museo.