«Vedo due pericoli, tutti italiani, anche in questo terremoto, la mafia che ne approfitta e s’infiltra nella ricostruzione e le grandi abbuffate dei soliti speculatori». Ma Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità anticorruzione, prim’ancora di suggerire la sua strategia per evitare entrambe le minacce, vuole raccontare cos’ha provato alle 3 e 36 di mercoledì notte: «Per chi, come me, ha vissuto il terremoto del 1980 in Irpinia, pur abitando in una zona non direttamente colpita, la prima cosa è il grande dolore che provo e la solidarietà forte per chi si è visto crollare addosso la casa. Poi c’è la preoccupazione per gli speculatori in agguato». L’Italia è questo purtroppo. Solidarietà e malaffare. «Sì, vedo due Paesi inconciliabili. Quello dei volontari che arrivano da tutta Italia e scavano fino allo sfinimento con una gara di solidarietà che coinvolge l’intero paese. Ma poi si fa fatica a pensare che è lo stesso paese delle grandi abbuffate, di chi ne approfitta e specula, di chi, quella famosa notte del terremoto dell’Aquila, rideva pensando agli affari che avrebbe fatto. Da un lato c’è un pezzo d’Italia bellissimo, dall’altro c’è chi pensa che sui morti si possono fare più affari».