di MONICA CAPO
A pochi giorni dal corteo #StopBiocidio di Casal di Principe, che ha visto la partecipazione di migliaia di persone (presente anche una delegazione di Casale Monferrato, reduce dalla scandalosa sentenza di prescrizione nel processo Eternit), la Corte di giustizia Ue ha condannato l’Italia a pagare una sanzione di 42,8 milioni, ogni sei mesi, per la cattiva gestione dei rifiuti.
In particolare, nel 2013, 218 discariche situate in 18 delle 20 regioni italiane non erano conformi alla direttiva “rifiuti”, 16 discariche su 218 contenevano rifiuti pericolosi in violazione della direttiva “rifiuti pericolosi” .
Inoltre l’Italia non aveva dimostrato che 5 discariche fossero state oggetto di riassetto o di chiusura ai sensi della direttiva “discariche di rifiuti”.
Ma soprattutto, a un anno dall’emanazione, si assiste al “plateale” fallimento del decreto legge sulla Terra dei Fuochi e a un preoccupante silenzio sulla questione dopo l’orgia mediatica cui ci eravamo abituati: basti pensare soltanto al ruolo di one man show cui era stato assurto il pentito del caln dei Casalesi Carmine Schiavone o ai tanti politici, che della Terra dei Fuochi, ne avevano fatto un cavallo di battaglia preelettorale o a taluni giornalisti che ne avevano fatto addirittura un brand.
Spentasi l’eco mediatica, tacitato il pentito i cui sproloqui erano sicuramente funzionali al nuovo business milionario delle bonifiche, il bilancio è fallimentare su tutti i fronti.
Per cominciare va detto che la Terra Dei Fuochi e dello “smaltimento stragista dei rifiuti industriali” continua a bruciare e ad aggiornare la dolorosa conta dei caduti sul campo.
Ci troviamo, poi, di fronte a un territorio devastato, salvo poche isole felici e sparute buone intenzioni, da una quasi inesistente politica di gestione dei rifiuti “urbani” cui si vorrebbe rimediare, e su questo non c’erano dubbi, non già o meglio nemmeno stavolta, con l’avvio di un ciclo virtuoso dei rifiuti ma con il decreto “Sblocca Italia” che prevede per la “fu Campania Felix” cinque nuove discariche più quattro inceneritori.
E di fronte, altresì, a un presidente dell’autorità nazionale anticorruzione, che durante un’audizione in commissione parlamentare Ecomafie, ammette che anche il settore delle bonifiche rischia di essere uno di quelli ad altissima presenza criminale.
O, ancora, assistiamo per le pressioni di Confindustria, e dei potentati economici non solo italiani, all’impantanamento in Senato della legge sull’inasprimento delle pene per i reati ambientali.
In compenso, arriva però il via libera del Consiglio dei Ministri ai provvedimenti per la semplificazione della Pubblica amministrazione e tra questi è prevista anche la semplificazione e il coordinamento dei controlli sulle imprese e la modulistica standardizzata per gli “adempimenti ambientali” che speriamo non si traduca in un ulteriore sconto a chi, per esempio, smaltisce “illegalmente” rifiuti speciali.
Alla luce di tutto questo diventa indispensabile e non più rinviabile un assoluto cambio del “modello di sviluppo” divenuto ormai “palesemente” insostenibile e non solo nella Terra dei Fuochi ma in generale in tutto il nostro paese, direzione questa opposta a quella che sembra aver decisamente imboccato il governo Renzi interessato piuttosto a trivellare, e non solo, il territorio italiano.
E soprattutto diviene prioritario lavorare nella direzione di unificare le tante diverse, e sacrosante, lotte ambientali (e sociali) di questo paese, quelle dei cosiddetti “comitatini” tanto osteggiati e disprezzati da chi ci governa.