Alle 17.30 di venerdì il decreto legge sulla «Terra dei fuochi» non era arrivato alla firma del presidente Napolitano. A Palazzo Chigi e nei cinque ministeri interessati devono aver fatto gli straordinari sabato e domenica, perché un piccato comunicato del dicastero delle Politiche agricole ha definito quanto scritto da Libero, e cioè che il decreto non era ancora pronto, «semplicemente non vero» e ha precisato che sarebbe stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale «lunedì». Non è stato pubblicato lunedì ma martedì. Poco male. Ora finalmente si può leggere il testo tanto sbandierato per fronteggiare la drammatica situazione di degrado ambientale e di rischio tumori e di altre malattie per gli abitanti delle aree del casertano e del napoletano. E, purtroppo, se ne ricava l`impressione avuta dall`annuncio del provvedimento ribattezzato «Terra dei chiacchieroni»: e cioè chiacchiere. Di concreto c`è ben poco. Le intenzioni sono naturalmente più che buone. Ottima la mappatura dei terreni, «anche mediante telerilevamento, al fine di accertare l`eventuale esistenza di effetti contaminanti a causa di sversamenti e smaltimenti abusivi anche mediante combustione».
Ma probabilmente si poteva fare anche senza il decreto. Bene anche il coordinamento di tutti gli apparati investigativi e delle agenzie interessate. Secondo le intenzioni, entro 6/7 mesi si dovrebbe avere l`elenco dei campi dove è vietato coltivare. Poi il velo casca sui quattrini. L`unica cifra indicata è quella dei 3 milioni di euro (100 mila per il 2013 e 2,9 per il `14) per le indagini sui terreni. E per le bonifiche? Si fa riferimento alle «risorse che si renderanno disponibili a seguito della riprogrammazione delle linee del Piano di azione coesione della Regione Campania…». Per il resto è un trionfo di burocratese, si creano un Comitato e una Commissione appositi, è un continuo rinvio a «conclusioni» e verifiche, «si proroga» al 2015 l`Unità Tecnica amministrativa che doveva gestire l`emergenza scandalosa lasciata dai vari commissari e gestioni speciali, i
quali avrebbero dovuto (dal `90) risolvere il disastro rifiuti in Campania e forse ne sono una delle cause. Vorrei chiedere allora a uno dei cinque ministri firmatari non al presidente del Consiglio, che ha firmato anche lui il decreto, che è troppo occupato -, alla De Girolamo (Politiche agricole) ad esempio, di svelarci un arcano. Perché invece di scongiurare il «gravissimo allarme sociale», ovvero inseguire il tamtam di giornali e tv, ripagati poi da generose prime pagine e titoli dei tg, non hanno varato un decreto fatto di un articolo? Uno solo. Per dare avvio alla bonifica di due bombe ecologiche straconosciute. Una è la discarica Resit, a Giugliano, dove dagli Anni` 80 e fino a metà dei `90 il clan dei Casalesi ha scaricato ogni genere di schifezze, compresi i fanghi dell`Acna, alla luce del sole? Tutt`intorno i campi coltivati da cui ogni giorno arrivano i prodotti sulle nostre tavole. L`altra bomba è la discarica di Pianura, al centro del popolosissimo quartiere di Napoli, sotto un costone della riserva naturale degli Astrioni, quella che il governo di Prodi tentò di riaprire nel 2008 con una decisione scellerata, provocando la rivolta.
Chiusa nel `96, dalle sue viscere continuano a fuoriuscire fumi e miasmi. Il governo come intende rovvedere concretamente ed evitare un certo numero di morti certe? Quanto poi ai «roghi» siamo alla farsa. Le severissime misure repressive (con il nuovo reato di “combustione illegale” di monnezza, dai due ai sei anni di reclusione) sono solo un`aggiunta alle pene introdotte da un altro decreto nel 2006, «abbandono di rifiuti» e «gestione non autorizzata di rifiuti». Alla domanda posta l`altra volta potrebbe rispondere il Guardasigilli Cancellieri che ha vistato il decreto: quante persone sono state denunciate o condannate per questi due reati? Patetica poi la possibilità dei prefetti di mobilitare le forze armate: i soldati armati di estintori spegneranno i fuochi? Se non sono chiacchiere lo vedremo tra 6 mesi.
P.S. È comunque ufficiale: non c`è più confine tra propaganda e informazione.
pierangelo.maurizio@aliceit
Fonte Libero.it