di ETTORE MAUTONE
Si chiama EcoFoodFertility ed è il primo studio scientifico multicentrico e multidisciplinare al mondo deputato a valutare la correlazione tra inquinamento ambientale e danni biomolecolari (al Dna) a carico delle cellule della linea germinale maschile (spermatozoi). A ispirare lo studio è Terra dei Fuochi. L’obiettivo? La chemioprevenzione del cancro attraverso l’alimentazione. “Lo studio – spiega Luigi Montano, medico e presidente dell’associazione di scopo Ecofoodfertility – partecipa a un finanziamento di circa 6 milioni di euro di fondi Ue a valere sul bando per la Ricerca e l’Innovazione per una call specifica su Ambiente e Salute nell’ambito della nuova programmazione europea di Horizon 2020. Lo studio affronta per la prima volta in maniera sistematica l’impatto delle condizioni ambientali sulla salute umana, considerando sia gli aspetti alimentari che quelli legati in generale allo stile di vita”. Luigi Montano è un Uro-Andrologo dell’Asl Salerno, membro dell’associazione Medici per l’Ambiente e residente proprio ad Acerra.
Il progetto – presentato a Bruxelles, alla Commissione Ue il 14 ottobre scorso – coinvolge ben 6 Istituti del Cnr (Milano, Napoli, Roma, Avellino, Pisa, Faenza), e diverse realtà universitarie: la Federico II di Napoli (Istituto di Geochimica), l’Università di Heidelberg in Germania (Istituto di Uro-Andrologia), l’Università di Budapest in Ungheria (Istituto Nazionale di Andrologia), l’ Univesrità di Praga e Brno in Repubblica Ceca (Accademia delle scienze e genetica), l’Università di Atene in Grecia (Istituto di Ecotossicologa), il Consorzio Universitario di Barcellona- Terrasa in Spagna, l’Irlanda con Isde International, l’Asl di Salerno (Unità di Andrologia) e tre strutture private come Medicina Futura di Acerra, West System di Pisa e CatLab di Barcellona.
“Il fine – ribadisce Montano – non è solo dare evidenze scientifiche più corrette, precise e definitive, al rapporto ambiente-salute (nesso di causalità ndr), laddove al momento gli studi epidemiologici sono solo in grado di formulare ipotesi, di correlazione tra inquinanti ambientali (metalli pesanti, Pcb, diossine, Nanoparticelle, Ipa) ed effetti nocivi sulla salute umana. Si tratta di fornire anche nuovi e più affidabili indici di rischio della salute (biomarker), predittivi per possibili future patologie legate a stili di vita scorretti o a cause ambientali. Da qui, infine, puntiamo a verificare l’efficacia di taluni regimi dietetici e di innovativi approcci nutrizionali potenzialmente protettivi per la prevenzione del rischio e salvaguardia della salute.
Come modello di studio e rilevatore dello stato di salute generale si considera l’apparato riproduttivo maschile, sistema organo-funzionale molto sensibile alle modificazioni ambientali. Sotto la lente finirà il liquido seminale dove è possibile verificare e quantificare la presenza di contaminanti ambientali e contestualmente misurarne gli effetti diretti sugli spermatozooi, cellule sensibilissime agli inonsulti ambientali e dunque bioindicatori elettivi del danno conseguente sulla salute umana.
Al momento lo studio interessa un campione di circa 1200 maschi di otto aree d’Europa, in Italia, Spagna, Grecia, Repubblica Ceca. Per l’Italia l’Ilva Brindisi, le industrie ceramiche di Sassuolo, l’area di Porto Marghera, l’area di Novi Ligure, Piombino, Terni, Pescara, Crotone. In Campania interessate l’area Nord di Napoli e il basso casertano (Terra dei Fuochi), il Cilento (Alto Medio-Sele e basso beneventano come area a basso impatto), l’Isochimica di Avellino e l’area industriale di Solofra. Per la Spagna, l’area industriale di Terrassa in Catalogna (alto impatto) e un’area agricola dei Pirenei (basso impatto), per la Repubblica Ceca, l’area industriale Silesiana (alto impatto) ed una corrispondente area rurale (basso impatto) e per la Grecia, l’area urbana di Atene (alto impatto) ed un’area rurale del Pelopponeso (basso impatto).