di SIMONA D’ALBORA
Una giornata lunga quello dello scrittore Erri De Luca, in aula a Torino stamattina per assistere al processo che lo vede imputato con l’accusa di istigazione a delinquere. La sua testimonianza è stata rimandata a maggio. Lo raggiungiamo telefonicamente mentre è in procinto di prendere un aereo, poche battute, l’animo è sereno. “Per due ore e mezza hanno interrogato il capo dell’uffici della Digos di Torino, Giuseppe Petronzi –dichiara – il mio interrogatorio è saltato a maggio. Quando gli hanno chiesto se i casi di sabotaggio e di aggressioni sono aumentati dopo la mia dichiarazione, ha detto chiaramente di no”.
Una testimonianza che smonta la tesi dell’accusa?
“Non c’è nessuna relazione fra e quello che ho dichiarato e quello che è successo e che succede in Valle di Susa, fuori dalla Valle o nel movimento No Tav. Anzi, pare che l’intensità degli attacchi sia addirittura diminuita. Il cambio di strategia di cui hanno parlato in aula e’ avvenuto a maggio, diversi mesi prima. Le accuse a mio carico insistono nella loro inconsistenza”.
Lei, nei giorni scorsi ha dichiarato, che se non ci fosse la stampa straniera, la stampa italiana non avrebbe dato risalto al procedimento giudiziario.
“Non mi sbagliavo, la stampa italiana è stata costretta a seguire il processo, se avesse potuto, lo avrebbe censurato. Comunque, anche se i giornalisti riescono a seguire il processo, molti di loro riescono lo stesso a distorcere la realtà.”
Secondo la classifica di Sans Frontière, l’Italia è piombata al 73° posto per quanto riguarda la libertà di stampa, che ne pensa?
“Che siamo un paese non di giornalisti, ma di impiegati d’azienda che devono attenersi il più possibile al prodotto preconfezionato da chi dirige, non è un bene questo.”
Lei ha dichiarato che non sarà il primo scrittore ad essere processato, ma vuole essere l’ultimo:
“Sì il mio desiderio è essere l’ultimo scrittore processato per aver espresso la sua opinione, le parole dovrebbero essere libere, vorrei che non ci provassero più a incriminarle”
Più volte ha ripetuto che non ricorrerà in appello…
“No, non ricorrerò in appello, perché non vado a ripetere in un nuovo processo quello che ho dichiarato e dichiarerò in questo processo, non avendo altre argomentazioni se non quelle che fino ad oggi ho espresso nel mio libro, la parola contraria, e nelle mie dichiarazioni non costringerò un nuovo giudice a riascoltarle.”