Un «tesoro» da 600 milioni di euro (ben 130 riscossi nella sola Capitale): l’amata-odiata tassa di soggiorno è la protagonista assoluta della prima giornata a Capri della 69/a convention di Federalberghi a cui domani parteciperà anche il ministro Gian Marco Centinaio e dove oggi è arrivato anche il neo presidente dell’Enit. E tra gli albergatori e Airbnb, la piattaforma di sharing turistico, si scatena seppure a distanza un duro botta e risposta. «Sono 1.020 i Comuni italiani che applicano l’imposta di soggiorno (997) o la tassa di sbarco (23) – dice il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca – con un gettito complessivo che nel 2019 si avvia a doppiare la boa dei 600 milioni. La città con il maggior incasso – sottolinea Bocca – è stata Roma con 130 milioni, il 27,7% del totale. L’incas – so delle prime 4 (Roma, Milano, Venezia e Firenze) è superiore a 240 milioni, il 58% del totale». E parte all’attacco: «Non è tollerabile il Far West che si registra nel settore delle locazioni brevi. La legge ha stabilito che i portali devono riscuotere l’imposta di soggiorno dovuta dai turisti che prenotano e pagano attraverso le piattaforme, ma Airbnb assolve a tale obbligo solo in 18 comuni su 997.