Mentre a Palermo si svolge il processo d’appello sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone – in cui la sorellastra Jessica è imputata per concorso in sequestro di persona, dopo l’assoluzione in primo grado -, la procura di Marsala apre un’inchiesta per omicidio. La svolta arriva all’indomani della deposizione in aula di uno dei periti incaricati di trascrivere il contenuto della mole di intercettazioni ambientali.
Il fascicolo finora è contro ignoti, dice il procuratore capo Alberto Di Pisa, che oltre alla trascrizione ha chiesto il file audio in cui, l’11 ottobre 2004, parlando con la sorella minore Alice in casa della madre Anna Corona, Jessica bisbiglierebbe: “Eramu n’casa a mamma l’ha uccisa a Denise” (Eravamo a casa, la mamma ha ucciso Denise), intimando ad Alice di mantenere segreta la notizia. Il perito Massimo Mendolia non ha dubbi che la frase sia proprio questa, come ha detto ieri ai giudici della terza sezione della Corte d’appello di Palermo, presidente da Raimondo Lo Forti.
A difendere Jessica, ora ventisettenne, sono gli avvocati Gioacchino Sbacchi e Fabrizio Torre, che contestano le conclusioni della perizia, affermando che la frase non nè chiara nè ben udibile. Le intercettazioni sono state il motore dell’inchiesta sin dal suo avvio. Ciò nonostante, poche certezze, sempre a un passo dalla verità , ma alla fine in mano solo indizi, non prove certe e inconfutabili. Stavolta, però la frase intercettata potrebbe rivelarsi decisiva.
Ma l’inattesa svolta toglie speranze a Piera Maggio, la mamma di Denise, che si è chiusa nel silenzio. Anna Corona, ex moglie di Piero Pulizzi, padre naturale di Denise, chiamata in causa nell’intercettazione, era stata indagata per concorso in sequestro di minore, insieme ad altri, nel processo di primo grado; la sua posizione era poi stata archiviata su richiesta della procura.