Di MONICA CAPO
Sul Corriere del Mezzogiorno, la criminologa ha tracciato l’identikit dell’orco di Fortuna, la bimba morta lo scorso Giugno dopo essere stata vittima, come ha confermato l’autopsia, di reiterati abusi sessuali ed essere, forse, precipitata dal balcone di un palazzo a Caivano (Napoli).
E anche la morte di Antonio Giglio, avvenuta il 28 Aprile 2013, nello stesso stabile, sarebbe da collegare a quella di Fortuna.
Gli inquirenti hanno ipotizzato, infatti, che entrambi i bambini siano rimasti coinvolti in un giro di pedofilia, del quale probabilmente potrebbero essere vittime anche altri bambini del Parco Verde di Caivano o presto diventarlo.
Ma numerosi sono gli interrogativi, a cui si cerca di dare riposta, in queste ore, a cominciare dal motivo per cui una bambina di appena 6 anni sia stata lasciata da sola con qualcuno, a cui era già morto un figlio in circostanze poco chiare.
Sospetti e ancora sospetti. Come quelli sulla sicurezza delle finestre. O ipotesi investigative: la bimba ha incontrato il suo carnefice in quello stesso stabile? E come mai nessuno ha sentito le sue grida?
E poi c’è la madre della piccola Fortuna. Ha detto che se non ci sarà giustizia, farà da sola. Come se sapesse con assoluta certezza chi è il mostro.
Infine, Fortuna era in cura presso un centro specializzato di Aversa per disturbi del linguaggio e del comportamento e scarsa capacità di concentrazione, segnali inequivocabili del dramma che stava vivendo: possibile che nessuno si fosse mai resa conto delle violenze subite dalla figlia? O non avesse mai nutrito sospetti?
“La pedofilia si maschera in modi infiniti, subdoli, a volte invisibili. Ma il dolore che provoca è tangibile, sempre” afferma infatti Barry Lopez e l’Unicef che continua a battersi contro la pedofilia si è fatta, di recente, portatrice della campagna “Sweet trick” (http://www.youtube.com/watch?v=8wLIgztqCZs) diffondendo proprio un video shock in cui un uomo, mascherato da gigante zucchero filato, comincia improvvisamente a distribuire ai presenti un cartellino dal messaggio incisivo: “è così facile per un pedofilo attirare un bambino, stiamo in allerta!”.
Una campagna, insomma, che invita tutti, non solo i genitori, ad aprire bene gli occhi.
E, a conferma dello spaventoso aumento del fenomeno pedofilia, va ricordato che sono stati 23.100 i visitatori che in Italia hanno guardato e scaricato immagini di neonati violati pagando 500 euro: è l’ultima scoperta su internet dell’associazione Meter onlus, fondata da don Fortunato Di Noto, che ha denunciato tutto alla polizia postale della Sicilia orientale, con sede a Catania.
Ma, per combattere la pedofilia in tutte le sue forme serve oggi più che mai copiare il modello inglese, afferma Massimiliano Frassi, presidente dell’associazione anti-pedofilia Prometeo.
A fronte di molteplici casi di pedofili rimasti in libertà, di bambini scomparsi o uccisi, di assassini mai puniti, le autorità inglesi si sono fermate e hanno studiato cosa andava e cosa no, quali leggi mancavano e quali andavano rafforzate.
Hanno lavorato a stretto contatto con associazioni come Prometeo e fatto formazione in tutti quei settori dove si opera coi bambini, scuole in primis.
Hanno dato alla stampa informazioni sempre più dettagliate sui predatori e cambiato completamente modus operandi riuscendo a proteggere e salvare molti più bambini di quanti non ne avessero protetti e salvati prima.