Politica interna
Strappo Lega-M5S. Il confronto tra 5 Stelle e Lega ha un’improvvisa battuta d’arresto, dopo un botta e risposta sui due leader che ha per oggetto, come già nei giorni scorsi ma con toni più duri, la presenza o meno di Silvio Berlusconi, e quindi di Forza Italia, nell’ipotetica alleanza di governo. Uno stop che, se non si rivelerà solo tattico, per prendere tempo, rischia di infilare la legislatura appena iniziata in un vicolo cieco. Salvini spiega: «Ci sono il 51 per cento di possibilità di fare un governo tra il Centrodestra e i 5 Stelle». Replica Di Maio: «C’è lo zero per cento di possibilità che il Movimento 5 Stelle vada al governo con Berlusconi e con l’ammucchiata di centrodestra». Ancora il leghista: «Di Maio? In questo momento mi interessa meno di zero». Intanto, il terzo uomo (o donna) è la carta finale di Sergio Mattarella per comporre una maggioranza e un governo. Nella partita dei veti e dei botta e risposta tra i due vincitori dimezzati Di Maio e Salvini, è quasi un obbligo cominciare a pensare a una soluzione che superi i leader e attraverso i loro passi indietro conduca a una soluzione. L’ipotesi può nascere spontaneamente dalle forze politiche prendendo atto che il sistema non ha partorito una vera guida. Oppure può essere una soluzione bisbigliata, suggerita dal Quirinale per rompere l’impasse. In questo secondo caso, non si scappa: la prima risposta va cercata nelle sedi parlamentari. Si parte, cioè, dai presidenti delle Camere.
Taglio ai vitalizi. La mossa del presidente della Camera Fico – che ha chiesto ai questori di formulare entro 15 giorni una proposta per trasformare i vitalizi degli ex parlamentari eletti prima del 2012 in assegni pensionistici – è subito diventata per i grillini la carta da giocare per le prossime elezioni regionali in Molise e in Friuli Venezia Giulia. Alla Camera, dunque, è partito l’attacco frontale dei Cinque Stelle contro 2.600 ex senatori ed ex deputati di antica elezione (nel 2012 il governo Monti ha introdotto il computo contributivo per la pensione dei parlamentari) che percepiscono ancora il vitalizio basato sul calcolo retributivo. La spesa prevista per il 2018 è di 207 milioni e con il ricalcolo il risparmio potrebbe sfiorare anche alcune decine di milioni all’anno. “Oggi è una grande giornata, perché alla Camera abbiamo avviato l’istruttoria per abolire vitalizi e queste cose non erano mai state fatte prima”. Al telefono dal Molise, dove è andato a sostenere il candidato governatore del M5S Andrea Greco, Luigi Di Maio ostenta soddisfazione in una intervista a Il Fatto quotidiano.
Politica Estera
Guerra in Siria. La decisione di Donald Trump, attaccare o no la Siria, è attesa già nella notte o, al massimo, nella giornata di oggi. Gli Stati Uniti preparano «una forte risposta all’atto barbarico», l’attacco chimico attribuito a Bashar al Assad contro la popolazione di Douma, il 7 aprile: almeno 60 morti, molti bambini, e circa 1000 feriti. E, questa volta, tutto lascia pensare che gli americani non saranno soli. Domenica sera Trump si è sentito al telefono con il presidente francese Emmanuel Macron. Nel comunicato della Casa Bianca si legge: «I due leader hanno concordato di coordinare una forte, comune risposta». L’asse sulla Siria tra Washington e Parigi non è una novità. In diverse occasioni il presidente francese si era impegnato pubblicamente a partecipare con gli americani a blitz punitivi contro Assad. Trump ha detto esplicitamente che «ogni opzione è sul tavolo», compresa quella militare. L’attesa è per un raid. Ed è sfida tra il presidente Usa Donald Trump e il leader russo Vladimir Putin dopo l’attacco chimico in Siria. Washington minaccia di reagire e Mosca nega l’uso dei gas: «Una fake news». Anche Erdogan si dice preoccupato e chiama il Cremlino. Le testimonianze da Douma: «Nelle cantine i cadaveri di bimbi abbracciati». Raid di Israele contro una base iraniana vicino a Palmira: uccisi 14 militari e distrutti i droni dei Pasdaran.
Ungheria, la vittoria di Orbán. «È una vittoria a valanga, il nostro potere democratico è più legittimo che mai», esulta Zoltán Kovacs, spin doctor e portavoce del carismatico vincitore Viktor Orbán. Il premier sovranista vola verso la maggioranza di due terzi che consente ogni modifica costituzionale, i leader dei partiti d’opposizione si dimettono uno dopo l’altro, nella splendida Budapest colorata dal sole di primavera la maggioranza esulta. Il nuovo corso arriva subito: colpi duri alle Ong che aiutano i migranti accusate di essere al servizio di Soros. L’esultanza non è solo magiara: festeggiano Marine Le Pen, Matteo Salvini, tutti i leader sovranisti della Ue. E persino il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker invia ad Orbán calorose felicitazioni pur invitando a «difendere la democrazia».
Economia e Finanza
Tim-Elliott. Si infiamma la battaglia su Tim: il fondo Usa Elliott ha comunicato di essere salito all’8,8% del capitale ordinario, costruendo la posizione con l’ausilio di Jp Morgan, controparte per opzioni put&call di copertura. E tutti i proxy advisor- Glass Lewis, Iss e Frontis – hanno consigliato ai fondi di sposare le istanze di Elliott, votando «sì» alla revoca di sei amministratori in quota francese e «sì» alla nomina de i candidati proposti dall’attivista Usa. II comitato dei gestori di Assogestioni ha deciso all’unanimità di non depositare alcuna lista per il rinnovo del cda il 4 maggio. II cda Tim, che a maggioranza ha ritenuto «di dissociarsi formalmente dall’iniziativa del collegio sindacale» che ha integrato l’ordine del giorno dell’assemblea del 24 aprile con le richieste di Elliott. Un’iniziativa «errata e particolarmente grave»: il board ha annunciato «ogni azione legale a tutela dei diritti e degli interessi di tutti i soci e della società». Il cda ha poi confermato sempre a maggioranza, la piena legittimità della convocazione dell’assemblea del 4 maggio.
Costi lavoro e bilancio. Arrivano i dati sull’andamento del costo medio del lavoro in Europa e, quasi in contemporanea, la Bce comunica i risultati del bilancio 2017 che presenta un utile netto di 1,274 miliardi di euro. Per quanto riguarda la dinamica delle retribuzioni, secondo i dati diffusi da Eurostat, nella zona euro la paga media oraria di un lavoratore ha toccato nel 2017 i 30,30 euro, contro i 29,80 dell’anno precedente, facendo così registrare un rialzo dell’1,9% anno su anno. In Italia la variazione, sia assoluta che percentuale è minore. Con un costo medio di 28,20 euro, in aumento dello 0,8% rispetto all’anno precedente, la retribuzione oraria si colloca nella Penisola al di sotto della media europea. Si apprende poi che, con circa 20 miliardi di flessibilità tra il 2015 e il 2017, di cui una fetta pari a 8 miliardi “quasi obbligata” per migranti, costi sicurezza e emergenza terremoti – e altri 10,8 miliardi di ulteriore deficit nel 2018 previsti dall’ultima legge di bilancio approvata dal Parlamento. In tutto oltre 30 miliardi in quattro anni – ammonta il maggiore spazio di indebitamento autorizzato direttamente, o concesso di fatto, da Bruxelles ai governi (Renzi e Gentiloni) che si sono succeduti a Palazzo Chigi. Anche se proprio da Bruxelles nelle prossime settimane potrebbe arrivare la richiesta di una manovrina correttiva, eventualmente ne Gli spazi richiesti e quelli accordati da Bruxelles cessaria per una deviazione rispetto al percorso di aggiustamento strutturale.