Politica interna
Il verdetto dei ballottaggi. 14 capoluoghi di provincia alle urne: in 9 è favorito il centrodestra trainato dal Carroccio. Oggi al voto tre milioni di italiani. Un test per il governo gialloverde e un banco di prova per l’opposizione. Seggi aperti dalle 7 alle 23. Per il turno di ballottaggio in programma oggi bisogna accantonare momentaneamente il tripolarismo che sta caratterizzando la scena politica nazionale. Complice la scarsa presa sui territori del Movimento 5 Stelle, in oltre la metà dei casi (42) la sfida vede la classica contrapposizione centrodestra-centrosinistra. A cominciare dalle partite che si giocano in Toscana, storicamente terra rossa, dove il Pd deve evitare di farsi soffiare lo scettro del comando a Siena, Pisa e Massa. Lo schema si replica pari pari a Sondrio, Ancona e Brindisi. Oggi M5S e Lega combattono separatamente o aiutandosi più o meno sotto banco contro la sinistra nei vari ballottaggi, ma la competizione in chiave di politica e di governo nazionale è tra di loro. E dalle parti grilline, si trema. Si teme che il protagonismo salviniano, alla luce dei risultati comunali, di fronte allo sfondamento leghista nelle regioni rosse, che se avvenisse in maniera massiccia darebbe a questo voto un significato storico, possa gonfiarsi molto più di quanto già non lo sia.
Il pranzo con i migranti a Milano. Milano lancia la sfida al governo sui migranti. Lo fa il sindaco della città, Beppe Sala: «Sono l’anti Salvini a Milano». Lo fa a modo suo l’Arcivescovo Mario Delpini con una benedizione sui generis: «Benedetta sei tu Milano che dai voce a quelli che non hanno voce». Dopo la marcia dei centomila dell’anno scorso, ieri la tavolata multietnica al parco Sempione. Diecimila persone secondo l’organizzatore, l’assessore Pierfrancesco Majorino. Di tutte le etnie. Sicuramente migliaia e migliaia seduti intorno a un tavolo lungo due chilometri e mezzo. Ognuno con il suo cibo. Condiviso, anche se era stato proibito per motivi di sicurezza. Nel pomeriggio arriva anche Roberto Saviano, con la famosa scorta che Salvini gli toglierebbe volentieri. E da lì parte: «Improvvisamente diventi un bersaglio e la scorta diventa un elemento su cui misurarsi. È terribile che un ministro parli pubblicamente di protezione, sono temi delicatissimi dietro cui ci sono annidi indagini, non puoi non sapere l’abc del tuo mestiere». «Le paure ci sono, le ho anche io», però, dice Beppe Sala, «Milano le paure le gestisce, non le butta addosso agli altri».
Economia e finanza
Reddito di cittadinanza. Subito il taglio alle pensioni d’oro, per finanziare l’aumento di quelle minime, e il varo del reddito di cittadinanza. Il vicepremier Luigi Di Maio va a trovare in mattinata a Bologna i lavoratori della ex BredaMenarinibus, posta foto e video su Facebook e rilancia le promesse cardine del programma elettorale del Movimento Cinque Stelle, all’indomani dell’estrema prudenza mostrata invece dal ministro dell’Economia Giovanni Tria all’Ecofin, in Lussemburgo. «Per il 2018, essenzialmente i giochi ormai sono quasi fatti», aveva detto Tria, assicurando che il reddito di cittadinanza «è una misura importante», ma che la questione sarebbe stata affrontata dal governo in un secondo momento: per quest’anno, solo interventi «senza costi». Il vicepremier del M5S ha detto di capire la posizione più prudente di Tria, che ha aperto a una approvazione nel 2018 purché la spesa sia spostata nel 2019. «Però non possiamo accettare che ci siano bambini in povertà assoluta, cioè che non hanno da mangiare, e non fare nulla — ha aggiunto Di Maio —. Alle famiglie che versano in queste condizioni, ai padri e alle madri che non sanno come portare un piatto in tavola va data una risposta subito». Il reddito di cittadinanza è «una emergenza assoluta che richiede una risposta subito», spiega il leader del M5S, annunciando di aver convocato in accordo con il presdente del Consiglio Conte «un tavolo sul tema già dalla prossima settimana».
Dazi. L’Amministrazione Trump sta incominciando a concedere le prime esenzioni dai dazi sull’acciaio e alluminio europeo. Sono ventimila i ricorsi di aziende americane, così motivati: non riescono a sostituire certi acciai speciali europei (inclusi alcuni made in Italy) e quindi il protezionismo di Donald Trump danneggia l’economia Usa anziché aiutarla. Il protezionismo su acciaio e alluminio è un caso particolare. Le importazioni che vengono colpite in questi due settori non riguardano prodotti finiti, destinati al consumatore, bensì prodotti intermedi o semi-lavorati, che vengono poi trasformati per fabbricare altro: automobili o elettrodomestici, fili e tondini per il cemento armato, armi o navi da guerra. Per quanto riguarda le auto, Daimler-Mercedes ha subito lanciato un profit warning sul 2018, preoccupata che i dazi Usa possano frenare l’export dei veicoli prodotti in Alabama (i Suv, la Classe C e, in futuro, anche le auto elettriche) verso la Cina. Il numero uno di Volvo , Häkan Samuelsson, non ha nascosto le sue preoccupazioni: «Con barriere commerciali e restrizioni varie si rischia di non creare tanti posti di lavoro come era nelle previsioni. Certe strategie sono contro ogni logica delle moderne economie». Sul tema dazi, Sergio Marchionne, ad di Fca, non ha palesato invece particolari timori.
Politica estera
Migranti. Trattative in salita al vertice sui migranti, in programma oggi pomeriggio a Bruxelles. L’Italia cerca un’intesa con la Germania, mentre si alza il livello dello scontro tra il presidente francese, Emmanuel Macron e i vice premier italiani, Salvini e Di Maio. Macron parla di «bugie» sull’emergenza migranti e minaccia sanzioni per chi non accoglie. Il ministro Salvini gli dà dell’arrogante e gli chiede di «aprire i porti francesi». Francia e Spagna, dal canto loro, potrebbero proporre l’istituzione di «centri chiusi sul territorio europeo nei paesi di primo sbarco» sostenuti con «mezzi europei» e accordi intergovernativi. Di Maio: «È fuori dalla realtà e alimenta lui (Macron) l’emergenza. Così candida il suo Paese a diventare il nemico numero uno dell’Italia». Per i tedeschi, la priorità va alle misure per fermare i movimenti migratori secondari, cioè all’interno della Ue. Giuseppe Conte si appresta a partecipare al vertice informale nella speranza di porre le basi per un compromesso. Cercherà di spiegare che i migranti economici che arrivano in Italia dall’Africa sono giunti in Europa e sono dunque un problema generale di tutti e 27 (il Regno Unito è in uscita) gli Stati europei. Quindi secondo il governo italiano vanno disapplicate le regole di Dublino.
Turchia al voto. La Turchia va oggi al voto per scegliere il presidente e il nuovo parlamento. Gli elettori sono oltre 50 milioni. Rigidissime le misure di sicurezza: 40mila poliziotti schierati nella sola Istanbul e seggi blindati. Ieri sono stati arrestati 14 sospetti terroristi. A far salire la tensione anche l’arresto di 47 persone accusate di essere parte dell’associazione di Gulen. Oggi per la prima volta gli elettori sono chiamati a eleggere un capo dello Stato con i nuovi poteri esecutivi attribuiti dal contestato referendum costituzionale dello scorso anno, vinto di stretta misura dai sì. II voto, anticipato di un anno e mezzo rispetto alla scadenza della legislatura, è stato voluto a sorpresa da Recep Tayyip Erdogan che è al potere ininterrottamente dal 2003. Il vincitore della contesa potrà nominare vicepresidenti e ministri e non avrà bisogno di un voto di fiducia. Per l’occasione l’opposizione ha unito le forze ed è riuscita a candidare personaggi carismatici: il socialdemocratico Muharrem Ince del Chp, l’ex ministra degli Interni nazionalista Meral Aksener del Partito Buono e Selahattin Demirtas, il co-fondatore del partito filo curdo Hdp che è stato costretto a fare campagna elettorale dal carcere, oltre a due candidati minori. Erdogan rischia di perdere il pieno controllo dell’Assemblea.