Politica Interna
Scontro Italia-Francia su migranti. Europa nel caos, Francia e Spagna contro l’Italia per il blocco dell’Aquarius e capitali spaccate su come dare una soluzione europea alla questione dei flussi. Proprio ieri 500 dei 629 migranti a bordo dal vascello di Sos Méditerranée sono stati trasportati su mezzi della marina militare diretti a Valencia, ma Sea Watch segnala un nuovo naufragio a 20 miglia dalle coste libiche: ci sarebbero 12 morti. La situazione è incandescente e in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno sale la tensione tra Cancellerie. L’attacco più duro al governo italiano è arrivato dalla Francia di Emmanuel Macron, primo leader ad aprire al premier Conte nella speranza di tenere i gialloverdi nei binari della ragionevolezza Ue. Ma dopo il caso Aquarius, En Marche ha definito «vomitevole» il comportamento di Salvini scatenando le reazioni di governo, Lega e MSS. Anche la Spagna del socialista Sanchez dopo avere accettato di accogliere l’Aquarius per evitare il dramma umanitario è passata all’attacco. Immediata e dura la replica di Palazzo Chigi, soprattutto verso Macron: «Non accettiamo lezioni ipocrite da Parigi, che ha più volte adottato sull’accoglienza politiche ben più rigide e ciniche». Intantoi Il ministro dell’Interno e leader della Lega, Matteo Salvini in un’intervista al Corriere: «Oggi ho parlato con il ministro tedesco Horst Seehofer e posso dire che forse sta nascendo un asse italo-tedesco basato su una parola d’ordine: difendere le frontiere esterne». «Il piano è che finalmente l’Unione europea si occupi davvero della difesa dei suoi confini. Che poi sono anche i nostri».
Nomine Sottosegretari. Al termine di una trattativa complessa, le 45 caselle dei 39 sottosegretari e dei 6 vice ministri del governo Conte hanno altrettanti titolari: 25 del Movimento Cinque Stelle e 20 della Lega. II completamento della squadra di governo è stato ratificato ieri sera da un Consiglio dei ministri lampo durato 20 minuti: «Non abbiamo parlato di deleghe, lo faremo in settimana, entro giovedì», annuncia il ministro per i rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, annuncio che viene superato subito dalla pubblicazione dell’elenco completo, deleghe comprese, dei 45. II giuramento avverrà oggi alle 13 a palazzo Chigi. Ma prima dei nomi e dei numeri si è discusso dei ruoli pesanti e strategici che i due partiti hanno parcellizzato con il bilancino: i servizi segreti rimangono nelle mani del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, mentre il Cipe sarà sotto II controllo del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti (Lega). La delega alle Telecomunicazioni resta nell’area del ministero dello Sviluppo economico guidato da Luigi Di Maio. E tocca sempre ai grillini (al senatore Vito Crimi) la delicata delega sull’editoria. Per compensare il potere di Giorgetti, a Palazzo Chigi arriverà come sottosegretario alle Pari opportunità e giovani anche il mancato ministro Vincenzo Spada fora, vicinissimo a Di Maio. Intanto il Pd rischia di restare fuori da tutto e minaccia fuoco e fiamme. Chiamando in causa i presidenti di Camera e Senato contro «il grave vulnus di lasciare il secondo partito più votato alle urne fuori dalle cariche istituzionali». Perfino le commissioni strategiche destinate da prassi alle opposizioni, Vigilanza Rai e Copasir, possono infatti essere precluse ai Dem, schiacciati dalla tenaglia Forza Italia-Fratelli d’Italia, in sponda con la Lega.
Politica Estera
Vertice storico Usa-Corea del Nord. Secondo Trump il documento che ha siglato a Singapore con Kim Jong-un è semplicemente «tremendous», che significa eccezionale. Due fogli che promettono «nuove relazioni» e «pace solida e duratura». E in cambio di «garanzie di sicurezza» da parte americana registrano «la riaffermazione dell’impegno fermo e incrollabile di Kim di denuclearizzare completamente la penisola coreana». I critici del presidente sostengono che la Dichiarazione di Singapore è tremenda. Viene contestato il testo generico, la mancanza di dettagli sul disarmo, il fatto che già in passato la Dinastia Kim aveva promesso e continuato ad armarsi in segreto. Però, vedere le bandiere di Stati Uniti e Nord Corea affiancate alle spalle dei due leader a colloquio invece che impegnati a minacciarsi di annientamento è un fatto storico. E le parole pronunciate in pubblico da Kim non si erano mai sentite prima: «Il mondo assisterà a un grande cambiamento, abbiamo deciso di lasciarci il passato alle spalle, era come avere catene ai piedi, ma abbiamo superato tutto questo e oggi siamo qui». In pochi giorni Donald Trump ha disarticolato il G7, ponte di comando dell’Occidente, ha dichiarato guerra agli alleati europei e al Giappone sul commercio, ha umiliato l’amico della porta accanto, il premier canadese Trudeau, abbracciando, invece, il dittatore più feroce del mondo. Rocket man, il criminale squilibrato che, nelle parole di Trump, rischiava di portare il suo popolo all’annientamento, diventa partner coraggioso e affidabile, «uomo di talento che ama la sua gente, uno che mi piace».
Summit in Cina. E’ un summit senza perdenti, quello di Singapore. JVince Trump, vince Kim, ma vincono anche Cina, Corea del Sud e Giappone. Tutti contenti. Confusi e felici. Soddisfatto il ministro degli Esteri cinese, il potente e azzimato Wang Yi, che si congratula pubblicamente, ma ricorda il ruolo cinese nello spingere colui che fino a poco fa veniva chiamato “Little Rocket-Man” dall’inquilino della Casa Bianca, ad arrivare al tavolo della trattativa. «Speriamo che i due leader realizzino davvero questo accordo. Si deve senz’altro trovare un meccanismo di sicurezza per la penisola coreana. E nessuno dunque può mettere in dubbio il ruolo svolto dalla Cina per arrivare fino a questo punto – ha dichiarato il capo della diplomazia di Pechino -.
Economia e Finanza
Clausole di salvaguardia. La richiesta di impegno al governo ad «assumere tutte le iniziative per favorire il disinnesco delle clausole di salvaguardia», e «riconsiderare in tempi brevi il quadro di finanza pubblica» con l’obiettivo di «individuare gli interventi prioritari per dare attuazione alle linee programmatiche» indicate dal premier Giuseppe Conte alle Camere. Il tutto, però, «nel rispetto degli impegni europei sui saldi di bilancio 2018-2019». La risoluzione di maggioranza sul Def che arriverà martedì prossimo al voto di Camera e Senato corre su un equilibrio sottile. E non nasconde i «rischi di sovrastima della crescita» scritta nel Documento programmatico ereditato dal governo Gentiloni, in linea con i segni di raffreddamento dell’economia evidenziati da Ocse, Fmi e Istat. Un aspetto, quest’ultimo, che potrebbe offrire argomenti ai sostenitori di misure anticicliche “spinte” sul piano fiscale. La bozza di risoluzione spunta poche ore dopo il vertice che a Palazzo Chigi ha ospitato il primo confronto fra il presidente del consiglio, il vicepremier Luigi Di Maio, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, quello degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e il titolare degliAffari europei Paolo Savona.
Il ministro Savona sull’euro. «Parlerò della mia attività di ministro quando sarà deciso l’orientamento del governo sui problemi da affrontare» dice più volte. Colina al limite della capienza, la sala della Stampa Estera accoglie Paolo Savona nella sua prima uscita pubblica da ministro per le Politiche Europee del governo Conte. L’occasione è la presentazione della sua autobiografia “Come un incubo e come un sogno” (Rubettino), dove espone le sue note tesi su Europa e euro che hanno agitato le acque della politica nella difficile gestazione del governo gialloverde tanto da «arrivare ad uno scontro istituzionale che viene studiato nelle università» sorride il ministro. Lo dice più volte, lo ripete alla stampa estera in Italia, presente in forze, specie quella tedesca: «Non solo l’euro ha aspetti positivi ma indispensabili. Se vuoi un mercato unico, devi avere una moneta unica. La mia posizione è che la costruzione è una costruzione limitata, che va perfezionata».