Politica interna
Le elezioni regionali e la crisi del Centrodestra Crescono le divisioni in seno al Centrodestra in vista delle prossime elezioni amministrative: Si tratta delle elezioni regionali in Abruzzo, Basilicata e Trentino-Alto Adige. Da lì, forse, passa il futuro della coalizione così come è stata negli ultimi 24 anni. Tutto inizia quarantotto ore fa quando Giuseppe Bellachioma, deputato del Carroccio e coordinatore regionale in Abruzzo, mette un post su Facebook in cui annuncia che la Lega si presenterà da sola di fronte agli elettori abruzzesi. E divorzio, o poco ci manca. A sera il vicepremier Matteo Salvini, parlando a Lesina, in Puglia, conferma lo strappo della Lega e rilancia sulla sua voglia di correre da sola alle prossime Regionali: «A livello locale governiamo bene tanti Comuni col centrodestra. Non abbiamo cambiato idea nelle ultime settimane: è qualcun altro che vota sempre più spesso con Renzi e con il Pd. Ho poco tempo per fare la polemica: starà agli altri scegliere tra la Lega del futuro e Renzi del passato»”. Anche in Basilicata, dove le elezioni si terranno a dicembre, Lega e Forza Italia potrebbero correre separati. Il senatore leghista Pasquale Pepe, infatti, rivela che anche qui «tutto può accadere». Un discorso analogo merita il Trentino, dove al momento per le Provinciali di Trento si registra una divisione sul nome del leghista Maurizio Fugatti.
La rottura nel centrodestra La crsi neirapporti tra Forza italia e Lega è oggetto di nuomerosi commenti, Antonio polito scrive su Corriere della Sera che la svolta impressa da Salvini rischia di lasciare privo di rappresentanza poliica “il moderatismo italiano, cultura politica dura a morire, sopratutto al Sud”, e ritiene che le basi ideologiche e culturali della Lega salviniana non siano grado di creare un polo stabile e autosufficiente del futuro bipolarismo l’italiano. “Se Salvini ucciderà Forza Italia, e con essa il centrodestra, – conclude – come nella favola della rana potrebbe gonfiarsi di voti e di hubris. Ma fino a scoppiarne”. Alessandro Sallusti, a sua volta, dalle colonne del Giornale mette in guardia Salvini: “Di Maio sarà anche amico suo, ma non potrà mai esserlo dei suoi imprenditori veneti. Berlusconi e Tajani lei non li considera amici, ma certo non sono percepiti come nemici dalla stragrande maggioranza dei suoi elettori. Se è ancora in tempo, caro Salvini, si fermi e ci rifletta”. Allarmato, infine Scalfari sulla Repubblica per il pericolo per le sorti della democrazia nel nostro paese rappresentato, a suo dire, dalla preminenza acquisita dal leader della Lega sulla scena politica italiana.
Economia e finanza
Pace fiscale, il piano della Lega Una pace fiscale a quattro vie per consentire a cittadini e imprese in difficoltà di rimettersi in gioco e in regola con il Fisco. Il piano messo a punto dalla Lega e consegnato al ministro dell’Economia Tria tra i dossier della manovra, prevede un intervento ampio che, oltre alle cartelle esattoriali, abbracci anche la fase ante-accertamento, quella delle ‘liti potenziali’ e infine il contenzioso tributario in tutti e tre i gradi di giudizio. Nel caso del contenzioso, in primo grado se il contribuente ha vinto e vuole evitare l’appello potrà chiudere con il 50% della pretesa erariale. Lo sconto aumenterà nei due gradi successivi anche fino all’80 per cento.
Pensioni “d’oro”, il progetto Lega – Conquestelle Addio ricalcolo delle pensioni d’oro col metodo contributivo, per ragioni di “equità”, ossia applicando ai nonni le regole dei nipoti. Lega e Cinque Stelle hanno deciso di colpire gli assegni da 4 mila euro netti in su – 80 mila euro lordi all’anno – con un taglio duro e puro tra il 10 e il 20%, proporzionale all’anticipo del pensionamento rispetto a una nuova età, fissata ora dal governo del cambiamento. Nel mirino finiscono 158 mila super pensionati, nella speranza di recuperare 500 milioni all’anno per alzare le pensioni minime e sociali. La scure si abbatterà poi non solo sugli assegni futuri. Ma anche su quelli dal primo gennaio 2019 in poi. Il testo del progetto di legge, firmato dai due capigruppo di maggioranza a Montecitorio: Francesco D’Uva (MSS) e Riccardo Molinari (Lega) contiene sei articoli asciutti e una relazione illustrativa peri tre quarti dedicata a dimostrare che l’intervento risponde a una «forte istanza sociale di solidarietà».
Politica estera
Turchia, Erdogan minaccia di uscire dalla Nato Neanche 24 ore dopo il crollo della lira turca, che ha causato il panico sui mercati, Recep Tayyip Erdogan, con un intervento sul New York Times, ha lanciato un preciso ammonimento agli Stati Uniti, accusati di avere scatenato una «guerra economica» con il raddoppio delle tariffe sulle importazioni di acciaio e alluminio: «Se gli Stati Uniti non cominciano a rispettare la sovranità della Turchia e dimostrano di capire i pericoli che la nostra nazione affronta, la nostra partnership potrebbe essere in pericolo […] Se (Washington) non tornerà indietro rispetto a questo trend di unilateralismo e mancanza di rispetto dovremo cercarci nuovi amici e alleati». Ugo Tramballi, sul Sole 24 Ore, si mostrascettico sulla reale portata delle minaccie di Erdogan. Scrive infatti che ” L’intimidazione, per ora, è stata raccolta come la promessa che Allah fermerà il dollaro: con scetticismo. L’uscita della Turchia dalla Nato e un nuovo patto con Russia o Iran, cambierebbe la geografia politica della regione. Ma non ci crede nessuno, neanche russi e iraniani alle prese con problemi economici non molto diversi da quelli turchi: a Teheran anche peggiori, in prospettiva”. Allarmato invece
Federico Rampini su Repubblica. sottolinea come la crisi nei rapporti tra Usa e Turcchia cada in una fase.nella quale, la Nato attraversa già una crisi esistenziale, che le intemperanze di Trump contro gli alleati europei hanno reso evidente. “Finora le tensioni sembravano concentrarsi lungo l’asse Washington-Berlino. Adesso è al suo confine Sud-Est che l’alleanza rischia di vedersi aprire una falla tremenda”.