Politica interna
Crisi turca e spread, i timori della politica. Il Corriere della Sera: un replay del 2011, quando lo spread balzò a quota 575? Una tempesta finanziaria come quella che sette anni fa terrorizzò e impoverì gli italiani, al culmine della quale Berlusconi fu detronizzato? Sergio Mattarella non vuole credere alle profezie di sventura messe in circolo da diversi versanti (in particolare dal sottosegretario a Palazzo Chigi, Giancarlo Giorgetti), che ipotizzano per fine mese attacchi speculativi sull’Italia, legati alla turbolenza globale attivata dalla crisi della lira turca. «Qualcuno vuole usare i mercati contro di noi», ha detto Luigi Di Maio al Corriere, rilanciando l’allarme e, con esso, la teoria del complotto cara all’ex Cavaliere. È l’eterno esorcismo di chi, mentre nega il rischio, rivela di temerlo. E sempre Di Maio rilancia «oltre il 60% dei consensi», aggiungendo che «l’establishment europeo sarà spazzato via da elezioni storiche». Contenuti e toni che di sicuro non saranno piaciuti al presidente della Repubblica, anche se al momento si guarda dall’intervenire. Ma quando prenderà corpo la legge di Stabilità, che dovrà esser presentata a Bruxelles il 15 ottobre, il Quirinale dirà la sua perché costituzionalmente gli compete. E Casini oggi dalle pagine del Messaggero in un’intervista auspica la nascita di uno schieramento europeista: “Salvini scommette sulla vittoria del sovranismo e del populismo in tutta Europa, e dal suo punto di vista ha ragione. Se non vogliono colare a picco, Forza Italia e Pd devono avere altrettanto coraggio e riconoscere che il mondo è cambiato. Devono lavorare in vista delle prossime elezioni europee per creare un’area politica, uno schieramento, europeista”. Non ancora necessariamente una «alleanza elettorale», precisa Pier Ferdinando Casini, ma un raggruppamento nuovo, che si opponga alla politica del governo giallo-verde «fondata su una incertezza che, quella sì, spaventa i mercati e può generare disastri».
Centrodestra in bilico. Il Sole 24 Ore: «La decisione è presa. In Abruzzo la Lega correrà da sola. Chi ci ama ci segua e andiamo a vincere». L’annuncio della corsa in solitaria del Carroccio nella regione che per prima andrà al voto in autunno (dopo le dimissioni del presidente D’Alfonso che ha optato per il Senato), potrebbe avere un effetto domino sugli altri appuntamenti elettorali previsti da ottobre: una successione ininterrotta di urne che, dopo l’Abruzzo, si apriranno in Trentino Alto Adige e in Basilicata, proseguiranno a primavera in Piemonte, Emilia Romagna, Sardegna e Calabria, per approdare a fine maggio all’appuntamento clou del 2019, quello con le elezioni europee. Elezioni che potrebbero certificare la fine dell’alleanza di centrodestra fatta di Lega-Fi-Fdi o, al contrario, rilanciarla. Di certo la coalizione è ormai ad un bivio. A Salvini – si legge – brucia ancora quello che considera lo «sgarbo» di Fi sulla bocciatura di Foa presidente alla Rai e l’annuncio sull’Abruzzo può essere letto anche come una sorta di rivalsa dopo lo scontro sulla tv pubblica. Repubblica: “La Scalata della Lega al centrodestra comincia da L’Aquila, farà tappa a Potenza e poi salirà su fino a Trento e Torino, passando forse per Firenze e Bologna. La campagna d’autunno di Matteo Salvini, con annessa rottamazione finale di Silvio Berlusconi, è stata pianificata nei dettagli. Non punta tanto sulla migrazione dei parlamentari forzisti ma sulle regioni che andranno al voto tra il 21 ottobre e la primavera 2019. Perché se Opa finale della Lega ci sarà, ebbene si completerà proprio con l’imposizione dei candidati governatore di via Bellerio”.
E si segnalano oggi su Repubblica le parole di Saviano al ministro Salvini: “Fa bene, ministro Salvini, ad andare a San Luca e a visitare il santuario della Madonna di Polsi. Fa bene ad andare nel luogo dove risiede la spiritualità calabrese più antica, infettata da secoli dalla radice ‘ndranghetista (…) la prima parola che dovrà pronunciare è: «Scusatemi» (…) in nome di un partito che ha governato nei territori settentrionali maggiormente infiltrati dalle mafie senza mai chiudere le porte al potere criminale nel Nord Italia”.
Economia e finanza
L’allarme delle imprese/pensioni. Dalla prima del Sole 24 Ore: «Delusi e amareggiati» da questo governo: così il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, commenta l’operato fin qui svolto dal nuovo esecutivo e gli annunci fatti in vista della prossima manovra. «Speriamo di evitare la piazza», dice Boccia, auspicando una manovra «non concepita in termini elettoralistici». II presidente degli industriali affronta tutti i temi caldi al mondo delle imprese, dal decreto Dignità al possibile stop alle grandi opere. Dalla Lombardia al Veneto fino alla Puglia, le imprese condividono le valutazioni espresse da Boccia. Marco Bonometti (Confindustria Lombardia): «Dovremmo davvero pensare a una marcia dei 40mila, perché il malumore è alto, anche se è chiaro che le imprese sono lontane da queste forme di protesta». Matteo Zoppas (Confindustria Veneto): «Non vorremmo dover contare, tra qualche tempo, le aziende chiuse per eccesso di dignità». Domenico De Bartolomeo (Confindustria Puglia): «C’è il rischio di far fuggire gli investimenti, perché così passa il principio che tutto possa essere rimesso in discussione». Emanuele Orsini (FederlegnoArredo): «A oggi nessuna rassicurazione sulla proroga del bonus mobili, il vero motore del rilancio del mercato interno».
Repubblica: “In casa Lega l’imbarazzo si tocca con mano. Nessuno osa commentare le anticipazioni di Repubblica – nel frattempo definite dal ministro Di Maio «bufale» e «falsità» – sul taglio delle pensioni d’oro, quelle sopra i 3.700-3.900 euro al mese, 80 mila euro lordi l’anno. Ma dietro le quinte il leader Salvini ha chiesto di fare verifiche, è in difficoltà. Non solo perché un bel pezzo del suo elettorato ci finisce dentro — gente del Nord, dirigenti, militari — ma perché così la discussa legge Fornero, anziché smontata, viene rafforzata, penalizzando le pensioni solo sulla base dell’età d’uscita e non dei contributi”.
Mercati. Ankara trascina lo spread. Il Corriere della Sera: “Le parole del presidente Recep Tayyip Erdogan, che ha accusato di «tradimento» l’alleato Nato americano, e le mosse della banca centrale, che ha promesso di fare «tutto quello che sarà necessario» per salvare la moneta, non sono bastate a frenare la caduta della lira turca, scossa anche ieri dalle preoccupazioni per la tenuta politica ed economica della Turchia, dopo l’escalation commerciale con gli Stati Uniti. La lira ha perso fino all’11% sul dollaro sui mercati asiatici, prima di recuperare e fermarsi a -6,9%, mentre un euro ieri a fine giornata scambiava 7,93 lire. Dall’inizio dell’anno la svalutazione è di oltre il 40%. E se tutti i mercati europei hanno scontato il nervosismo, è l’Italia con le sue fragilità politiche e finanziare, ma anche a causa dei forti legami commerciali con Ankara (il nostro export vale 10 miliardi), a pagare il prezzo più alto. Piazza Affari, in discesa dello 0,58%, è stata la peggiore Borsa in Europa. Banche italiane pagano il prezzo nonostante siano meno esposte di altre nei confronti della Turchia. Spread a 280, euro debole scende sotto 1,14. La Commissione: seguiamo da vicino, monitoriamo l’impatto sugli istituti europei”. Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, oggi intervistato dal Corriere, non sembra temere troppo un «complotto» finanziario contro il governo gialloverde. I mercati «non fanno altro che sparare contro l’Italia, bistrattando ingiustamente un’economia forte che, nonostante tutto, ha una sua solidità di base». Su un possibile «downgrade» dell’Italia a settembre. R.: «Non vedo perché dovrebbe succedere. Le agenzie di rating avevano esagerato con i giudizi positivi sulla Turchia, un triplo salto mortale che ha portato tutti giù per terra». Sul fatto che Salvini possa cavalcare un eventuale attacco per gridare al complotto e sfidare Europa e mercati: «Non c’è un intento di sfida. Vogliamo proseguire nel cammino del contratto di governo». Ma per Tria, rivela La Stampa, c’è sì una causa «strutturale» di debolezza italiana dovuto all’alto indebitamento, una causa «occasionale», ovvero il crollo della lira turca, ma quello che provoca più danni, la «causa più vera», per il ministro è la circostanza che sotto attacco politico c’è finito proprio lui, il guardiano dei conti. In via XX Settembre critiche all’atteggiamento dei leghisti. Si salva solo Di Maio: ha difeso la stabilità.
Si segnala Il Sole 24 Ore: Accordo Pirelli-Prada, l’America’sCup è più “italiana”. «Pirelli ha scelto di far parte di questo progetto perché rappresenta una sfida, sportiva e tecnologica, capace di portare l’Italia e il brand Pirelli in tutto il mondo – ha spiegato ieri Tronchetti Provera – La Coppa America, con la sua grande storia e tradizione, è il trofeo velico più prestigioso, come la Formula Uno nei motori».
Politica estera
Turchia e Usa. Il Corriere della Sera: “Tali e tante sono le responsabilità di Erdogan che diventa facile, oltre che legittimo, attribuire alla sua megalomania la colpa principale di quanto accade. Ma sarebbe miope non seguire anche il comportamento di Trump, e le indicazioni non troppo tranquillizzanti che ci offre. II Sultano per antonomasia, quello di Ankara, è da tempo in cattivi rapporti con Trump. E ciò malgrado il ruolo chiave che l’alleata Turchia svolge a copertura del fianco sudorientale della Nato. Dal tentato golpe del 2016 Erdogan accusa di complotto l’imam Fethullah Gillen, e chiede a Washington la sua estradizione che l’America rifiuta. In Siria i militari americani sono filo-curdi mentre quelli turchi sono anti-curdi, e lo scontro diretto è stato sfiorato più di una volta. Erdogan ha comperato missili anti-aerei di fabbricazione russa, e intrattiene rapporti strettissimi con Mosca in campo nucleare (civile) ed energetico. Ciliegina sulla torta, la Turchia non rispetterà le sanzioni Usa contro l’Iran”. Ecco allora che Washington vara sanzioni contro l’alleata Turchia, e venerdì 10 agosto, mentre la lira turca precipita, Trump la spinge ulteriormente al ribasso annunciando il raddoppio dei dazi sulle importazioni di acciaio e di alluminio dalla Turchia. Il terremoto finanziario turco però scuote Borse e tassi di cambio (anche i nostri) e dimostra di andare oltre la crisi dei due «Sultani» decisi a farsi valere.
Migranti. Il Corriere della Sera: «Abbiamo provviste per 15 giorni, ma fate presto». E’ ancora stallo per Aquarius, ferma per tutta la giornata di ieri in acque internazionali, al largo di Malta dopo che venerdì il suo team di ricerca e soccorso ha tratto in salvo 141 migranti. Due donne incinte, 67 minori. A bordo «abbiamo anche un bambino di nove mesi», spiegano dal team Medici Senza Frontiere. Il Mediterraneo in queste ore è calmo come un olio. I suoi Paesi un po’ meno. Dopo il rifiuto di sbarco arrivato domenica da Roma e La Valletta e dopo il rimpallo di responsabilità con Tripoli, ieri la giornata si è aperta con l’invito ad Aquarius di sbarcare in Gran Bretagna. Toninelli: se ne occupi Londra. E Gibilterra toglie la bandiera alla nave. De Magistris: venga qui. Ma c’è anche lo stop di Madrid: Barcellona si dice disponibile ad accogliere ma viene stoppata dal governo. E se nei giorni scorsi, la bocciatura del sistema di Dublino poteva sembrare una concessione a Roma, è solo uno spiraglio quello che la Cancelliera tiene aperto, dicendosi disponibile «ad un incontro al premier italiano Conte», mentre Il Tempo oggi dà la seguente notizia: “Nove jihadisti sono stati fermati mentre salivano su un gommone diretto sulle coste siciliane insieme a quindici profughi. Il fermo è stato eseguito dalle autorità tunisine”.