Politica interna

Nomine – Un vertice a Palazzo Chigi tra il premier Conte, i ministri Di Maio e Tria e il sottosegretario Giorgetti ha sbloccato ieri il caso politico delle nomine pubbliche: Ad di Cassa depositi e prestiti sarà Fabrizio Palermo, mentre Alessandro Rivera arriva alla direzione generale del Tesoro. Sulla Cassa il leader M5S l’ha spuntata su Tria, che ha avuto l’ok del premier per il suo ministero. Giuseppe Bonomi, già presidente Sea in quota Lega, è in pole position per le Fs, ma la partita non è chiusa. Resta aperto il cantiere Rai, sia sul tandem presidente-Dg, sia sulle direzioni. Nel mirino anche l’Eni. E chi guarda oltre si interroga su quanto potrà accadere a settembre, quando verrà presentata la nota di variazione del Def, e poi a ottobre, con il varo della legge di Bilancio. Lo stato d’animo condiviso ai vertici di Lega e 5Stelle è che il ministro dell’Economia Giovanni Tria non vuole fare squadra. E dietro la sua figura bonaria i grillini cominciano a intravvedere la sagoma di tutto quanto maggiormente li inquieta: Europa, agenzie di rating, fondi di investimento. “Prende gli ordini direttamente da Draghi”, è il capo di imputazione.

Governo – II ministro agli Affari europei Paolo Savona è indagato a Campobasso per il reato di usura bancaria nelle vesti di ex dirigente Unicredit. Sul piano penale l’inchiesta non ha finora accertato responsabilità specifiche, ma la notizia innesca forti polemiche politiche. “E’ un atto dovuto. Conoscevamo già l’indagine e abbiamo scelto Savona, si va avanti”, dice il vicepremier grillino Luigi Di Maio, respingendo sul nascere le richieste di dimissioni avanzate dall’opposizione. Anche Matteo Salvini difende il collega di governo: “Spero che la giustizia faccia velocemente il suo corso perché penso che Savona sia una delle persone più pulite, corrette e oneste di questo paese”. L’ex segretario Pd Matteo Renzi parla da “garantista” ma non attenua la polemica. Nel registro degli indagati anche i vertici ex Unicredit, da Profumo a Ghizzoni.

Politica estera

Usa-Russia – Per molte ore le uniche risicate informazioni sul vertice di Helsinki sono arrivate da fonti ufficiali russe: basta questo dato per descrivere la surreale anomalia del vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin. Al momento nell’amministrazione di Washington solo tre persone sanno che cosa si sono detti i due leader: il segretario di Stato Mike Pompeo, il consigliere per la sicurezza John Bolton e il segretario alla Difesa James Mattis. Servizi segreti e Congresso sono totalmente all’oscuro. I parlamentari democratici hanno tentato un’iniziativa senza precedenti: convocare come testimone davanti al Congresso l’interprete Marina Gross, l’unica americana sempre presente durante il summit. Mozione respinta dai repubblicani. La tesi più quotata a Washington è che durante il vertice sia maturato uno scambio: Trump ha garantito che avrebbe minimizzato il dossier sulle interferenze russe nelle presidenziali 2016; Putin ha promesso più impegno per facilitare il negoziato con la Corea del Nord e, soprattutto, per uscire dalla crisi siriana, contenendo il ruolo dell’Iran.

Francia – Quali segreti custodisce Alexandre Benalla, e perché l’Eliseo non si è sbarazzato di questo funzionario della sicurezza di Emmanuel Macron nonostante fosse stato ripreso mentre pestava un manifestante durante un corteo? Di ora in ora emergono dettagli sempre più imbarazzanti e diventa chiaro che lo scandalo interno alla “macronie”, il sistema di potere del leader francese, non si limita solo ai fatti contestati al 26enne bodyguard-picchiatore ma alla rete di complicità di cui ha goduto nell’apparato dello Stato. Anzi, si scopre adesso che l’uomo non solo non è stato licenziato all’epoca dei fatti, ma è stato addirittura promosso, ottenendo un appartamento di rappresentanza e un autista personale.

Economia e finanza

Dazi Usa – Nuove accuse a 360 gradi dal presidente Usa Donald Trump: prima ha lanciato strali contro la Cina, con la minaccia di imporre dazi su tutto l’import negli Usa fino a 500 miliardi. Poi su Twitter ha attaccato la Ue e la stessa Cina, colpevoli di “manipolare le loro valute” mantenendo i tassi più bassi i quelli Usa. Infine critiche alla Fed: “Alzare i tassi danneggia tutto quello che abbiamo fatto finora”. Dichiarazioni che hanno alimentato un clima di nervosismo sui mercati: giù tutte le Borse europee, che hanno recuperato qualcosa nel finale (Francoforte -0,98%, Milano -0,41). Sul fronte dei cambi, le parole di Trump hanno indebolito il dollaro: l’euro ha riconquistato quota 1,17 dollari. Spread BTp-Bund in rialzo a 222 punti; per il calo dei prezzi, i rendimenti dei BTp decennali in netto rialzo a 2,59%.

Ilva – Di Maio definisce la vicenda Ilva “un pasticcio” in cui “è stato leso il principio della concorrenza” con “le regole del gioco cambiate in corsa”. Perché se la procedura per la vendita “fosse stata corretta, ci sarebbero state molte più offerte e tutte migliori, anche quella di Arcelor”, che poi si è aggiudicata la gara. Per il vicepremier “quella di Accialtalia era l’offerta migliore, ma nel bando metà del punteggio era dato al prezzo e non al piano ambientale e alla salute”. Ecco perché “chiederò immediatamente chiarimenti ai commissari e avvierò un’indagine interna al ministero e chiederò un parere all’avvocatura dello Stato” per “capire di chi sono le responsabilità specifiche: il pasticcio lo ha fatto lo Stato che ha bandito la gara, e non l’azienda”. Così Di Maio il giorno dopo la lettera dell’Anac sulle “criticità” riscontrate nella vendita dell’Ilva alla Arcelor Mittal. Insorge l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: Di Maio “si assuma la responsabilità di annullare la gara se la ritiene viziata”. Arcelor: “Noi corretti e trasparenti”.