Politica interna
Negozi e processi, strappo M5S-Lega. Repubblica: “Di Battista dice quel che il vicepremier non può permettersi di dire, per tenere fermi i valori e le ragioni del Movimento 5 stelle nel complicato rapporto con il Carroccio. E così il suo exploit di ieri dalla comunità guatemalteca non aiuta l’amico di mille battaglie. Perché di fatto sconfessa tutto quello che fin qui i ministri e i parlamentari M5S si erano spinti a dire sulla vicenda dei 49milioni della truffa per cui la Lega è finita a processo: e cioè che sono questioni che riguardano il passato, Umberto Bossi, una gestione del tutto diversa da quella attuale. «È stata una sorpresa — rivela uno dei dirigenti grillini — perché non è affatto la linea che abbiamo tenuto finora. E nessuno è mai stato in grado di dire ad Alessandro cosa deve dire o fare». «Io non devo difendere il governo per forza, sono un libero cittadino», esordisce Dibba. «Salvini pompato dal sistema mediatico», afferma. «Deve restituire il maltolto. Le sentenze si rispettano». E intanto a Bruxelles la delegazione M5S pensa di votare le sanzioni contro Viktor Orbán, alleato di Matteo Salvini. Il Corriere della Sera: “Il confronto per stabilire il taglio alle aperture dei negozi nei giorni festivi inizia dopodomani alla Camera. A partire da giovedì in commissione Affari Costituzionali comincia l’esame delle proposte presentate da maggioranza e opposizione, l’obiettivo del governo è smantellare il decreto Salva Italia, varato da Monti nel 2011, nella parte che liberalizza l’apertura degli esercizi commerciali nei giorni di domenica e nei festivi. Ad accomunare le proposte della Lega e del M5S, per ora, è l’idea che siano esclusi dall’obbligo di chiusura i negozi che si trovano nei centri turistici e nelle città d’arte. Ma monta la discussione sull’opportunità e gli eventuali effetti su consumi e occupazione”. Si segnala poi sulla Stampa in tema di riforme l’intervista al ministro 5 Stelle dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro: «Cinque proposte di legge saranno depositate in questi giorni alla Camera e al Senato. La novità è che, pur nascendo da un confronto con il Governo, saranno tutte di iniziativa parlamentare. È il segno del cambiamento, vogliamo valorizzare il ruolo dell’Assemblea legislativa nel processo di rafforzamento della democrazia diretta». «Ci sarà il taglio dei parlamentari – 400 deputati e 200 senatori – l’introduzione del referendum propositivo, l’abolizione del quorum nel referendum abrogativo, ricorso alla Consulta sui giudizi delle Camere in materia elettorale, abolizione del Cnel. Poi ci sarà anche l’obbligo di votazione a data certa delle leggi di iniziativa popolare, grazie alle modifiche dei regolamenti parlamentari».
Opposizioni. Repubblica: “Cambio di programma. Non più la Leopolda ma un’assemblea fondativa della corrente. Non più il 20 ottobre. Troppo tardi. Si anticipa di un mese: il 21 e 22 settembre per non lasciare campo libero a Zingaretti. Non più Firenze ma Salsomaggiore. Non più il lavoro instancabile dei fedelissimi parlamentari twittatori, ma la costruzione di una vera rete sul territorio, ceto politico locale, quello con i voti e le tessere. I renziani corrono ai ripari e si organizzano. È già tardi per cercare di orientare l’esito del congresso. Bisogna accelerare. Il feticcio della Leopolda è troppo lontano nel tempo. Eppoi va verificata (nei numeri, nei consensi) la possibilità di tenersi aperta una porta: il ritorno di Matteo Renzi, una nuova corsa alla segreteria”. Gentiloni è intervistato dal Foglio: “Noi siamo qui per ribadire che la sinistra europea, pur con tutte le sue difficoltà, sarà presente e giocherà la sua partita nelle prossime elezioni europee. Dobbiamo fare una campagna elettorale per avere un’Europa diversa, più vicina ai cittadini e più in grado di attrarre lavoro e investimenti. Un’Europa più forte non avrà diritto di cittadinanza per Salvini e per Orbán”. E tuttavia “abbiamo un po’ perso di vista la sofferenza e il disagio quindi il primo messaggio è tornare a lavorare sulle difficoltà e sui problemi dei nostri”. In questo contesto “dobbiamo fare un congresso senza nessuna paura di litigi. Da quel confronto usciremo più forti e di questa forza abbiamo bisogno”. La Stampa: “Lo psicodramma di Forza Italia è l’assenza di Silvio Berlusconi, lontano non solo dagli affanni del suo partito alle prese con la concorrenza cannibale di Matteo Salvini, ma anche dalle questioni politiche più generali. Del suo zoccolo duro elettorale ridotto attorno all’8-10 per cento non sa cosa farsene, come spenderlo in uno scenario nazionale ed europeo dove i sovranisti dentro e fuori il Ppe pensano ad un’alleanza con la destra radicale per ammansirla. E allora, di candidarsi alle Europee di maggio 2019 non ci pensa proprio. Ma la prima occasione per fargli sentire una pressante richiesta di aiuto sarà il tradizionale appuntamento di Fiuggi, organizzato da Tajani il 23 settembre.
Economia e finanza
Manovra. Repubblica: Di Maio non molla: il reddito di cittadinanza sarà “protagonista” della prossima legge di Bilancio. Ed in effetti, dopo le aperture di Bruxelles e la “gradualità” concessa dal ministro dell’Economia Tria, la possibilità che le misure del contratto possano debuttare fin dal prossimo anno è più concreta. Attenzione però ad esultare, come pure è necessario non farsi illusioni come quegli italiani, soprattutto al Sud, che subito dopo le elezioni del 4 marzo si affollarono ai Caf per chiedere informazioni e fare domanda per il fatidico reddito. Il problema è sempre lo stesso: le risorse sono scarse e per il reddito si profila una versione “mini”. I Cinque Stelle non scendono nei dettagli, ancora allo studio, e continuano a parlare di 780 euro per tutti. Ma sarà possibile? La risposta dei tecnici è “no”. La versione originaria costa ben 17 miliardi. La cifra a disposizione è invece molto più bassa. E così si parla di 300 euro al mese per 4 milioni di persone. Il Corriere della Sera: attese oggi le proposte della Lega Nord. Alla “controriforma” della Fornero, la Lega Nord mette a punto anche il pacchetto di misure fiscali. Di questo faranno parte la flat tax per le partite Iva, con due aliquote per chi fattura fino a 100 mila euro (15% fino a 65 mila, 20% oltre) e lo sgravio Ires dal 24 al 15% per gli utili reinvestiti dalle società di capitali. Non è ancora chiaro se nel pacchetto rientreranno anche gli sgravi sull’Irpef. Il problema è che l’operazione costa molto, 6 miliardi, e frutta poco, portando nelle tasche dei contribuenti un beneficio quasi impercettibile. Nel pacchetto ci sarà anche la «pace fiscale» che sarà accessibile anche a chi ha già avuto un accertamento o è già nella fase di contenzioso. “Voglio che la manovra dia un segnale chiaro”, afferma Salvini. Intanto Piazza Affari ha recuperato il 2,3%, grazie soprattutto al comparto del credito e il differenziale è sotto 250 pb.
Ponte Morandi. La Stampa: “Due decreti del governo a misura di Fincantieri per ricostruire il ponte. Piazza pulita, dunque. E’ questo il messaggio che i capi dei Cinque Stelle vogliono concretizzare nella gestione del dopo tragedia a Genova. Fuori Autostrade da tutta la rete nazionale e per la ricostruzione del ponte. Due procedure brusche e plateali, complicate, anzi piene di tranelli e rischi boomerang. Ecco perché dietro le quinte si sta studiando la procedura migliore per ripararsi dai ricorsi. E l’escamotage studiato dai giuristi del governo è questo: due diversi provvedimenti, uno per la revoca della concessione, l’altro per la ricostruzione del ponte, utilizzando in entrambi i casi il decreto-legge. Soltanto i decreti-legge, infatti, sarebbero in grado di evitare sospensive a breve, quelle via Tar e Consiglio di Stato, quelle che il governo teme di più. La società si prepara alla battaglia legale. Repubblica intervista Giovanni Toti: la ricostruzione in tempi rapidi del ponte di Genova è l’unico obiettivo importante. «Se qualcuno ha soluzioni più veloci le ascolto volentieri. Finora ho sentito più no che sì. Ho sentito cose abbastanza vaghe, spesso dissociate dalla realtà dei fatti e del diritto. Una gazzarra inconcludente». «II governo vuole legittimamente rivedere le concessioni e il rapporto con la società Autostrade. Bene. Però Autostrade è una spa quotata in Borsa e partecipata da molte migliaia di italiani. Se qualcuno ha sbagliato non devono pagare i dipendenti o i piccoli azionisti, ma i vertici, le persone fisiche». «Basterebbe chiarire il fatto che Autostrade, all’interno del consorzio di imprese, non può avere una posizione dominante, dev’essere l’ente pagatore con una quota molto bassa. Non possiamo escluderla».
Politica estera
Ispezione sui migranti, scontro Onu-Italia. Il Corriere della Sera: Con durezza la neo Alto Commissario Onu per i Diritti umani, nonché ex presidente del Cile, Michelle Bachelet, ha annunciato l’intenzione di «inviare personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e Rom». Un provvedimento che sarà esteso all’Austria, e che secondo la Bachelet si è reso necessario perché «il governo italiano ha negato l’ingresso di navi di soccorso delle Ong» e «questo tipo di atteggiamento politico e di altri sviluppi recenti hanno conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili». Le Nazioni Unite — attacca Salvini — sono «un’organizzazione che costa miliardi di euro, a cui l’Italia dà più di 100 milioni all’anno di contributi. Ragioneremo con gli alleati sull’utilità di dare questi 100 milioni per finanziare sprechi, mangerie, ruberie per un organismo che vorrebbe venire a dare lezioni agli italiani e poi ha Paesi che praticano tortura e pena di morte». E in una nota anche la Farnesina parla di «allarme infondato».
Libia. Il Corriere della Sera: se non è pace fatta, è quantomeno una reale prova di disgelo. L’Italia e il potente maresciallo libico Khalifa Haftar, uomo forte dell’est del Paese, sono pronti a collaborare in un clima di «consolidata fiducia reciproca», per portare il Paese africano verso una stabilizzazione che coinvolga tutte le parti in causa e tutti i principali attori internazionali, dagli Stati Uniti alla Russia, dall’Onu all’Unione europea. E’ il succo del colloquio, almeno nella versione che è emersa dalla Farnesina, che il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha avuto ieri a Bengasi con Haftar. E’ stata la prima volta di un nostro ministro degli Esteri con l’uomo che in tante occasioni si è ritagliato un ruolo di oppositore del governo riconosciuto a livello internazionale e insediato a Tripoli. Haftar viene considerato il principale alleato di Francia ed Egitto nel Paese nordafricano, ma nel lungo incontro di ieri, e dopo le visite in Egitto sia di Di Maio che di Salvini, oltre a quello dello stesso Moavero, si è detto pronto a collaborare con Roma per la riuscita di una conferenza internazionale che si potrebbe svolgere in Sicilia, a novembre, e che potrebbe essere il prologo di un processo di pace concreto. Intanto ieri a Tripoli un attacco a una compagnia petrolifera con morti e feriti.