Politica interna
Festa della Repubblica. Ha avuto ragione lui, alla fine. E lo dimostrano certe frasi che vanno oltre lo scontato «grazie» con cui tanti cittadini gli si rivolgono, cantando l’Inno di Mameli, gridando «Viva la Costituzione» e cercando di stringergli la mano. Posto che il presidente della Repubblica abbia sofferto per le critiche e le polemiche degli ultimi tempi e culminate nello sconsiderato annuncio di avviare una richiesta d’impeachment dei 5 Stelle, è stato però confortato ieri dalla gente comune. D’altra parte, a quasi tre mesi esatti dalle elezioni, Sergio Mattarella è riuscito a chiudere un puzzle nel quale tiene insieme quelle che a suo avviso erano le priorità della legislatura. In primo luogo farla andare avanti, evitando un ritorno alle urne che avrebbe esposto l’Italia all’ottovolante dei mercati, compromettendo ancora di più la nostra credibilità internazionale. Il Presidente, con uno scatto d’orgoglio, dice che «i valori della Repubblica sono quelli dell’Europa». E restituisce concretamente «l’immagine di un Paese coeso e affidabile, capace di assumere responsabilità nella comunità internazionale».
Le prime mosse di Salvini. Matteo Salvini rientra a sorpresa al Viminale, in piena giornata festiva. E aziona già la “ruspa”, come aveva sempre sognato. Il nuovo indirizzo politico è ormai segnato. «Per i clandestini è finita la pacchia, devono fare le valigie, con calma, ma se ne devono andare», è già uno slogan in cima al “contratto” di governo. Come la stretta annunciata sulle Ong che operano nel Mediterraneo e che hanno coadiuvato le operazioni di soccorso italiane in questi giorni di ripresa degli sbarchi: «Gli Stati devono tornare a fare gli Stati e nessun vice scafista deve attraccare nei porti italiani». L’ex ministro Minniti critico sulle nuove promesse di respingimenti: «E come si fa? I flussi migratori non si possono cancellare; si possono governare. E’ quel che abbiamo fatto. Siamo all’undicesimo mese consecutivo di riduzione degli arrivi. Rispetto al primo luglio del 2017 sono arrivati 122 mila migranti in meno». L’altra promessa di Salvini sono i rimpatri di massa. «Furono un punto dirimente della campagna elettorale del centrodestra nel 2001. Finì con la più grande sanatoria della storia: circa 600 mila clandestini divennero regolari. Più o meno lo stesso numero delle persone che ora si vorrebbero espellere».
Economia e finanza
Conte e lo scacchiere europeo. Il premier Giuseppe Conte ha reso note sue cordiali telefonate con la cancelliera tedesca Angela Merkel e con il presidente francese Emmanuel Macron. Conte ha aggiunto di aver concordato con Merkel «un incontro bilaterale» al G7 in Canada e di «andare quanto prima a Berlino». La cancelliera ha confermato di volere andare «incontro al governo italiano in modo aperto, per lavorare con loro» , ma ha escluso che la «solidarietà» possa «sfociare mai in una unione dei debiti». All’opposto, Macron insiste da mesi per completare l’unione bancaria con la cancelliera, che da quell’orecchio non ci sente. Non perde occasione per ricordare ai tedeschi che devono ridurre il loro surplus commerciale con gli altri Paesi europei, argomento che potrebbe interessare pure Conte. Perfino sulle questioni di bilancio, il desiderio di aumentare quello generale dell’Ue di Macron, così da alimentare nuovi investimenti, è un’idea che non piace a Berlino ma che potrebbe non dispiacere a Roma.
Al vertice G7 Stati Uniti senza alleati. Al G7 di Whistler, in Canada, tutti gli alleati degli Stati Uniti hanno attaccato l’amministrazione Trump per aver imposto dal 1° giugno dazi sull’acciaio e l’alluminio e hanno evocato uno scontro davanti al Wto. Il segretario americano al Tesoro, Steven Mnuchin, è stato bersagliato delle critiche alla riunione dei sette ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali. Fra l’altro, i dazi complicano gli sforzi degli Stati Uniti per ottenere la cooperazione degli alleati nella sfida alla Cina sulle sue pratiche commerciali sleali. A Whistler il ministro delle finanze Taro Aso, rappresentante del Giappone i cui produttori di acciaio e alluminio pagano dazi negli Usa già dal 23 marzo, ha definito «profondamente deplorevole» l’azione degli Stati Uniti. Il fiasco è nei fatti: i rappresentanti delle sette maggiori nazioni (Usa, Giappone, Germania, Francia, Inghilterra Canada e Italia) non trovano neppure quel minimo comune denominatore che si traduce di solito in un comunicato finale. «Le tensioni sulla politica commerciale riguardano negoziati che seguiranno il loro corso. L’Unione europea ha risposto utilizzando gli strumenti a sua disposizione. Ma tutto questo accresce la necessità che si continui a lavorare insieme», ha spiegato l’ambasciatore italiano a Washington, Armando Varricchio.
Politica estera
Vertice Usa-Russia. “Viaggi e telefonate preparatorie. La portavoce di Trump conferma. I temi sul tavolo: Iran, Siria, spie”. Diplomazie al lavoro per organizzare un vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin, scrive il Wall Street Journal, sorprendendo un po’ tutti. Secondo il quotidiano l’ambasciatore statunitense a Mosca, Jon Huntsman, sarebbe di recente rientrato a Washington per riferire sui preparativi in corso da diverse settimane. Il lavoro di avanscoperta è stato fatto dall’ambasciatore Jon Huntsman che Trump ha inviato a Mosca all’inizio del suo mandato. Ora l’incarico è passato alla squadra dei diplomatici che dovranno definirne i dettagli. I punti principali dell’agenda sarebbero già a fuoco: i due politici si siederebbero a discutere della soluzione da adottare per la pacificazione della Siria, passerebbero in rassegna la situazione in Ucraina e le relative sanzioni ancora vigenti contro la Russia.
Google «disarma» il Pentagono. “La società forniva tecnologia per l’uso militare dei droni. Ma in migliaia si sono appellati ai valori fondanti del gruppo”. Ci sono voluti tre mesi ma alla fine, tra proteste e auto-licenziamenti, i dipendenti di Google hanno vinto la loro battaglia: il gigante digitale di Mountain View non rinnoverà il contratto con il Pentagono. Sarebbe stata Diane Greene, amministratore delegato del gruppo, a comunicarlo al personale, nel pomeriggio di venerdì. La questione è tuttavia aperta. Per il sito Gizmodo, il colosso di Mountain View lavorerà ancora con il Pentagono, fornendogli tecnologie per selezionare le immagini captate dai droni e dai satelliti militari. Quel che è certo è che parte degli scienziati civili teme l’automatizzazione estrema dell’intelligenza artificiale applicata alle armi, viatico all’abbassamento della soglia morale degli attacchi armati. La verità è che il Pentagono è, per così dire, «alle strette». Ha una flotta di 11 mila droni, che rovesciano un diluvio di immagini. Quelle stoccate equivalgono a 37 anni di video. Il 99% non è analizzato da nessuno.