Politica interna
L’appello di Mattarella. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella richiama i partiti al «senso di responsabilità» perché «prima di tutto viene l’interesse del Paese». Nel giorno dedicato alla festa delle donne, Mattarella cita la «lezione di responsabilità» che, le donne in Parlamento diedero nel 1975, approvando il diritto di famiglia ad appena un anno dalle profonde e aspre divisioni create dal referendum sul divorzio. Allora tirava una brutta aria, in Italia. Come oggi. Eppure quel passaggio fu superato grazie al dialogo. Esattamente ciò di cui c’è bisogno anche adesso, a patto di ritrovare «una vocazione riconosciuta al bene comune», «un’attitudine positiva», per uscire dallo stallo creato dal voto. Ecco il metodo che il presidente della Repubblica suggerisce alle forze politiche, con un appello nel quale coinvolge vincitori e vinti. Compresi dunque coloro che al momento sembrano i più riluttanti a farsi coinvolgere in qualsiasi tipo di negoziato, come i dirigenti – ormai non solo quelli di stretta osservanza renziana – del Partito democratico. Luigi Di Maio, intervistato dal Corriere della Sera, sccoglie l’appello del capo dello Stato, e indica nell’approvazione del Def alle Camere l’occasione per trovare le convergenze con le altre forze politiche.
Il dibattito nel Pd. Si delinea con sempre maggiore nitore una candidadura di Carlo Calenda alla guida del Pd. E’ quanto sostiene Maria Teresa Meli nel retroscena sul Corriere della Sera, dove si legge: “I «padri nobili» del Pd, a quanto pare, hanno deciso. Gentiloni, che ne è stato il primo sponsor, Prodi e Veltroni, dopo una serie di consultazioni informali, ritengono che l’uomo adatto a guidare il Pd sia Carlo Calenda. Con un avvertimento da parte del Professore: che non sembri una candidatura dall’alto. Il che potrebbe significare passare per un congresso vero con le primarie. Ma non esclude una propria candidatura Nicola Zingaretti, forte della vittoria conseguita nel Lazio, in un intervista a Repubblica
Economia e finanza
Draghi, verso la fine del Qe. Nel comunicato di fine vertice la Bce ha eliminato all’unanimità la formula che lasciava aperta la porta a un incremento del Qe. Scelta, ha detto il presidente Draghi, da non leggere in termini prospettici: «Riguarda il passato, senza implicazioni sulle aspettative». È un segnale di fiducia nella crescita economica dell’Eurozona, rivista al rialzo (+2,4%, nel 2018) ma per far salire l’inflazione «resta necessario un notevole stimolo monetario». Sui mercati l’euro ha reagito balzando a 1.244 ritracciando poi sotto i livelli di mercoledì. Sui dazi Draghi ha ammonito: «Decisioni unilaterali sono pericolose». Sull’Italia, Draghi non ha fatto commenti diretti. Ha notato che i mercati non si sono mossi particolarmente dopo i risultati elettorali e ha ricordato che «un’instabilità politica protratta può minare la fiducia».
Trump, via libera ai dazi Gli Usa tirano dritto sui dazi: il presidente Trump ha firmato il provvedimento che inasprirà entro 15 giorni le tariffe sull’import di acciaio (25%) e alluminio (10%). «Dobbiamo proteggere le nostre industrie – ha detto Trump – mostrando grande flessibilità verso i veri amici»: esentati subito dai dazi Canada e Messico, non escluse altre eccezioni, tra cui la Unione europea. Pechino ieri ha annunciato una «giustificata e necessaria risposta». Intanto in Cile u Paesi dell’Asia-Pacifico hanno firmato la nuovaTpp senza gli Usa. Agli europei Trump manda a dire: «Vedremo in base ai nostri interessi di sicurezza, quali opzioni alternative ha da offrirci ciascun paese alleato. Valuteremo chi di loro paga il conto per le spese della difesa, e chi no». L’allusione rinvia a un’altra diatriba, sull’insufficiente contributo di molti paesi europei al bilancio della Nato. Trump sembra mettere tutto insieme sul tavolo del negoziato, fa balenare la possibilità di concedere “flessibilità” a chi fa maggiori sforzi economici in sede Nato. L’ultimatum è brevissimo: «Se volete evitare i dazi, avete 15 giorni prima che entrino in vigore».
Politica estera
Kim a Trump: incontriamoci. Svolta storica nei rapporti tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti. II dittatore Kim Jong-un ha scritto una lettera al presidente Trump invitandolo a un confronto. Pyongyang si sarebbe impegnata a sospendere i test nucleari e missilistici. L’annuncio nella notte italiana dopo un incontro alla Casa Bianca tra l’amministrazione americana e una delegazione della Corea del Sud