Politica Interna
Migranti e la lista dei “paesi sicuri”. «Se vogliono dare soldi a qualcun altro lo facciano, l’Italia non ha bisogno di elemosina», così Matteo Salvini boccia l’ultima proposta della Commissione europea: 6 mila euro per ogni migrante accolto. Il ministro dell’Interno su Twitter rilancia l’hashtag #primagliitaliani e aggiunge: «L’Italia ha bisogno di dignità. Ce la stiamo riprendendo». Anche il premier Giuseppe Conte respinge l’idea di Bruxelles: «La solidarietà europea non ha prezzo — sottolinea —. Non è mai stata questa l’impostazione italiana, noi non ne abbiamo mai fatto una questione di soldi. Non è una logica corretta ridurre tutto allo schema “ce ne occupiamo noi-ci date i soldi” oppure “se ne occupa uno Stato singolosi prende i soldi” con gli altri Paesi invece totalmente indifferenti a quello che succede». Conte l’ha sempre sostenuto: chi sbarca in Italia, sbarca in Europa. Serve, innanzitutto, la condivisione dell’accoglienza. Intanto si discute di una lista di «Paesi sicuri» per ridimensionare il perimetro di concessione dello status di rifugiato. La discussione non è inedita ma da qualche giorno ha preso vigore nelle agende dei ministeri degli Esteri, dell’Interno e della Giustizia. D’obbligo un confronto con Bruxelles, indispensabile valutare il rispetto dei diritti costituzionali, gli accordi esistenti di rimpatrio, le relazioni economiche con i Paesi interessati. Al momento tra i 27 membri dell’Unione risultano dodici stati, compresi Francia e Germania, con un elenco di «Paesi sicuri».
Milleproroghe – Intercettazioni. Il decreto «Milleproroghe» arriva a fine anno, di solito, per anticipare o ritardare l’efficacia dei provvedimenti varati dal Parlamento. Ma ora il governo Conte va, in piena estate, nella direzione di azzerare alcune scelte degli esecutivi che lo hanno preceduto. Prima tra tutte la piccola rivoluzione sulle intercettazioni telefoniche introdotta dai governi Renzi e Gentiloni. Quel testo, ora bloccato, avrebbe dovuto essere efficace tra un paio di giorni con l’introduzione anche di norme più stringenti sulla pubblicazione delle conversazioni intercettate, soprattutto se non penalmente rilevanti. Imponendo alla polizia giudiziaria di selezionare quelle essenziali per le indagini. Il Guardasigilli Alfonso Bonafede (M5S) ha rivendicato la volontà di fermare «la legge bavaglio voluta dal Pd per impedire ai cittadini di ascoltare le parole dei politici indagati o dei politici quando sono al telefono con persone indagate». Lei, ministro Bonafede, dice «via il bavaglio del Pd sulle intercettazioni». Per anni é stato Berlusconi a cercare di metterlo. È sicuro che pure quello di Orlando lo fosse? «Non ci sono dubbi. La riforma avrebbe portato al voluto concentramento delle informazioni in poche mani con lesione del diritto di difesa, della privacy, nonché con grande danno uno sciacallaggio mediatico. In più c’era il rischio evidente di mettere il bavaglio anche ai giornalisti. Il vero scopo era impedire ai cittadini di ascoltare le parole scomode che i politici pronunciano al telefono quando sono indagati o parlano con persone indagate».
Politica Estera
Grecia. Mati è il villaggio degli spettri. In due ore, lunedì pomeriggio, è diventato il paese senza colore. Ci sono le auto, di cui resta la carcassa incenerita e non si distingue più nulla. Scheletri di auto accatastate una sull’altra, saltate in aria ovunque, lungo le strade. E ci sono i terreni bruciati, uno per tutti al fondo di questo sobborgo di villeggiatura di molti ateniesi e turisti, 33 chilometri dalla capitale. Un terreno in cui sono stati ritrovati 26 corpi carbonizzati, abbracciati l’un l’altro per proteggersi dalle fiamme. Madri che fino all’ultimo hanno cercato di salvare i propri figli. Come in una seconda Pompei, dietro una recinzione, un campo trasformato in una montagna di fuliggine con gli alberi neri. L’Europa — dopo 8 anni di diffidenza e incomprensioni — è tornata da ieri in Grecia a essere sinonimo di solidarietà. «Questo è il tempo per combattere, essere coraggiosi e uniti», è stato l’appello di Alexis Tsipras dopo i tragici incendi attorno ad Atene. E la Ue ha risposto a tempo record. Non sono stati necessari interminabili vertici, non si è dovuto aggirare veti o convincere paesi recalcitranti a dare una mano alla Grecia. Davanti alle fiamme che divoravano le ville di Mati e alla drammatica contabilità delle vittime, il Vecchio continente ha messo in campo il cuore, recuperando un pezzo della sua anima.
Francia. Sembrava un lento declino. La popolarità di Emmanuel Macron, in Francia, era in calo da diversi mesi. Lo scandalo sorto attorno ad Alexandre Benalla, “protetto” dal presidente e dal suo staff dopo le aggressioni ai manifestanti del Primo maggio, ha però inferto un colpo davvero duro. Anche perché colpisce Macron nel punto più debole della sua strategia politica. Finora, il presidente poteva dare un’interpretazione tutto sommato benevola al calo dei consensi. Le riforme, si dice, creano prima rumorosi scontenti e poi, se indovinate, silenziosi successi. Macron non insisteva forse sul fatto che gli effetti dei suoi interventi si sarebbero visti nel lungo periodo? Forse anche dopo la fine del suo (primo, sperava) quinquennato? La vicenda Benalla, delicata, ma anche gestita malissimo dall’Eliseo, ha cambiato tutto. Ma dopo aver visto il baratro Emmanuel Macron riprende in mano il destino della sua presidenza e cerca di limitare i danni di un affare che con il passare delle ore si stava gonfiando a dismisura. Si conferma così leader capace di prendersi la responsabilità del caso della sua guardia del corpo. Ma al tempo stesso si scopre leader isolato in una République dove destra, sinistra, estreme, opinione pubblica e giornali e persino i sindacati di polizia si sono rivelati diffidenti e sospettosi nei confronti suoi e della sua «insolente audacia», come l’ha definita ieri Le Monde. Difficile dire ora quanto tutto questo peserà sul futuro della sua presidenza. Ma una falla si è aperta.
Economia e Finanza
Ilva. Rischio di annullamento per la gara per l’Ilva. «A seguito delle verifiche interne sul dossier Ilva – scrive un comunicato del ministero dello Sviluppo economico – e del parere fornito dall’Anac, si ritiene che ci siano ipresupposti per avviare un procedimento amministrativo finalizzato all’eventuale annullamento in autotutela del decreto del 5 giugno 2017 di aggiudicazione della gara. È un procedimento disciplinato per legge – afferma il ministro Di Maio – che durerà 30 giorni. Un atto dovuto per accertare i fatti a seguito delle importanti criticità emerse. Ad ogni modo – conclude il Ministro – oggi incontrerò i vertici di ArcelorMittal per proseguire il confronto sull’aggiornamento della loro proposta». Significa che, per la prima volta, il Mise mette nero su bianco la possibilità di annullare la gara con la quale Ilva è stata venduta ai franco-indiani per 1,8 miliardi di euro.
Cdp e nomine. Regge il patto di governo sulle prime nomine e parte il nuovo corso di Cassa depositi e prestiti. Ieri l’assemblea dei soci ha nominato il Cda, incoronando presidente l’ex numero uno di Mps Massimo Tononi, indicato dalle Fondazioni bancarie, e Ad Fabrizio Palermo, finora direttore finanziario, fortemente voluto al timone di Cdp dai Cinque Stelle con l’assenso della Lega. Nel board entra come vicepresidente Luigi Paganetto, preside della facoltà di economia di Tor Vergata proposto dal ministro dell’Economia Giovanni Tria. Dal Mef arriva in Cdp Fabrizia Lapecorella, confermata dal Consiglio dei ministri anche al dicastero come direttore generale delle Finanze. Tria ha incassato dal Cdm di ieri altri due risultati: la nomina di Alessandro Rivera alla direzione generale del Tesoro (dopo aver rinunciato a Dario Scannapieco al vertice della Cassa) e la riconferma di Daniele Franco alla guida della Ragioneria generale dello Stato. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria dunque “tiene” di fronte all’offensiva dei gialloverdi che avevano messo sotto accusa il Ragioniere generale per le stime, ritenute pessimistiche, sulla perdita di occupazione provocata dal “decreto dignità” e avevano sollevato polemiche a colpi di “manine e manone” contro le burocrazie accusate di remare contro il governo.