Di Concetta Colucci
Costruzioni in stile moresco, insediamenti musulmani, l’Emirato di Bari durato più di un ventennio: la storia di Puglia è intrecciata con popoli e storie d’oltremare e lo dicono le tradizioni, la cucina (e più i dolci), la lingua, l’arte e persino i nomi delle strade.
Siamo nella Selva di Fasano, percorrendo un viale delimitato da alti pini, ci appare sontuosa una villa, con grandi finestre e ornamenti orientali che decorano tutta la struttura. E’ la perfetta riproduzione stilistica di una costruzione orientale con una altissima torre-minareto da cui è possibile attraversare con lo sguardo la Valle D’Itria.
Il minareto di Fasano è una villa in stile saraceno costruita nel 1912, da Damaso Bianchi, artista e nobiluomo fasanese che la volle edificare dopo un viaggio in Tunisia che lo inspirò profondamente.
Le decorazioni e la struttura della villa e del minareto furono completati grazie alla manodopera e ai materiali di origine tunisina. La villa è costruita su due piani: al piano terra si trovano le zone di passaggio o accessorie ed è invece il piano superiore ad essere “nobile”, con ampi porticati e magnifiche finestre, dalle tipiche linee mediorientali.
Accanto alla villa si affianca il minareto. Una grande zona verde circonda tutto l’edificio che un tempo doveva contenere un angolo d’Oriente rigoglioso nel cuore della Murgia.
Il Minareto spicca sulla cima di uno dei colli più suggestivi del territorio, sulla zona degli ulivi, dividendo la Murgia dall’Adriatico. Lo sguardo spazia da Monopoli alla marina di Ostuni e proprio il punto dove sorge il Minareto, si affaccia sul canale di Pirro, una depressione carsica singolare per estensione e con grande una varietà di paesaggi.
Sembra che persino il nome della strada che conduce alla villa, contrada Gordini, possa essere di provenienza araba: la parola deriverebbe da garbi che si riferisce al libeccio, il vento che spira sulle colline fasanesi e, curiosamente, nel dialetto della zona, garbine significa proprio libeccio.
Per alcuni anni la villa fu anche un laboratorio di tessitura voluto dalla moglie di Damaso Bianchi, Benedetta Tangari, la quale colse la speciale relazione tra la cultura e il gusto estetico della popolazione della Valle d’Itria e quella orientale, riconoscendola nelle costruzioni dei trulli, nei tessuti o nei tappeti fasanesi.
E’ una struttura complessa che riceve e reinventa lo stile arabo coniugandolo in un prezioso dualismo artistico alla cultura pugliese, in un significativo esempio di architettura orientale in Occidente.
Il Minareto, oggi più che mai è un elemento fortemente simbolico, interpretando la capacità di dialogo in una terra, come quella di Puglia, crocevia nel Mediterraneo, territorio costituito sin da epoche remote come luogo di incontro di culture e civiltà .
Damaso Bianchi, nato a Bari da famiglia francese nel 1861, fu uno degli artisti più estrosi dell’800 pugliese, fu ispettore degli scavi e dei monumenti della zona e fu una delle prime personalità ad occuparsi della tutela della Selva.
Appassionato di cultura orientale si racconta che durante le feste in villa, negli anni ’20’-30 del 1900, gli anni della Belle Epoque, Don Damaso, facesse accendere in cima alla torre-minareto, un lume, come metafora del faro della cultura acceso ad illuminare l’oscurità .
Il minareto è un pezzo d’Oriente che per decenni ha rappresentato in Puglia un punto di ritrovo per arte, cultura e mondanità.
Dopo la morte del pittore, nel 1935‚ la villa fu utilizzata fino agli anni Cinquanta come colonia estiva, donata alla Stato dal figlio Giuseppe. Diventata proprietà nel 1976 della Regione Puglia e lasciata in concessione al Comune di Fasano (2003), la villa è ancora oggetto di numerosi restauri e ristrutturazioni, senza tuttavia riuscire ad ottenere un adeguato recupero ed una restituzione al vecchio splendore. Dal 2016 la villa è stata concessa al Comune di Fasano a titolo gratuito per 99 anni, con il progetto di renderla, come in sua origine, un luogo di cultura e arte ospitando convegni, mostre e concerti. Oggi questo incredibile edificio storico grazie all’attenzione del Fondo Ambiente Italiano è spesso teatro di eventi artistici e culturali.