Di Antonio Troise
Fino a qualche anno fa era uno stabilimento in rosso fisso. Oggi, Priolo, è un modello di riconversione che l’Enichem sta addirittura pensando di brevettare. A metà degli anni Cinquanta, quando venne realizzato, era uno dei simboli dell’industrializzazione a tappe forzate del Mezzogiorno. Obiettivo: trasformare Siracusa nel più grande polo petrolchimico europeo. Oggi, all’ombra delle vecchie raffinerie, la seconda vita dell’impianto ha un nome e cognome: green economy.
Il polmone malato della old economy
Gli stabilimenti chimici erano “polmone malato” della old economy. Oggi si sono convertiti alle nuove tecnologie smart e pulite. Non si tratta di una conversione “ideologica” alla fede ambientalista. E’ solo business, una strada obbligata per fare fronte alla “grande recessione” che ha colpito duro soprattutto in questo settore.
Se ne sono accorti, per tempo, i vertici di Versalis, il braccio chimico dell’Eni. Con un fatturato di circa 7 miliardi e perdite per 573 milioni, gli eredi della vecchia Enichem hanno “fiutato” l’affare della chimica verde, un business complementare rispetto alle produzioni tradizionali con
prospettive di crescita che presenta ancora percentuali ante-crisi: secondo le ultimi previsioni, la domanda di prodotti a base biologica e delle
bio-plastiche, triplicherà nei prossimi sei anni. Versalis ha così messo sul piatto un piano di riconversione dei suoi impianti da 2 miliardi di euro, 1,6
solo in Italia.
Quattrocento milioni per Siracusa
Una quota di 400 milioni è destinata proprio allo stabilimento di Siracusa. Obiettivo: ridisegnarne l’assetto produttivo e recuperare competitività, confermando la centralità del sito nell’ambito del proprio sistema produttivo e salvaguardando tutti i posti di lavoro. Il progetto prevede interventi per il riassetto produttivo dell’impianto di cracking, per un investimento che ha già toccato i 138 milioni di euro. Inoltre, in linea con la strategia di riposizionamento di Versalis, il progetto prevede l’integrazione del portafoglio con prodotti ad alto valore aggiunto come le resine idrocarburiche per settori specialistici come quello degli adesivi, degli inchiostri, delle vernici e delle gomme. Per raggiungere questo Versalis ha firmato una partnership tecnologica con la società americana Neville.
Da Priolo le resine per i tablet
La crescita annuale della domanda delle resine idrocarburiche (quelle, ad esempio, utilizzate per sigillare i tablet) a livello europeo è stimata a circa 6% (350 kton/annue), a fronte di una capacità attuale di ca. 250kton/annue. L’Italia è ad oggi uno dei principali importatori di resine. Gli impianti di Priolo saranno i primi ad essere realizzati e, una volta completati, si posizioneranno tra i più grandi in Europa. Attualmente,
a un anno dall’avvio del progetto, si è conclusa con esito positivo la prima fase dei lavori. “Se vogliamo essere meno sensibili alla crisi – conclude l’amministratore delegato di Versalis, Daniele Ferrari – dobbiamo crearci un profilo più innovativo e specialistico”. E le risorse, in casa, non mancano.
Dietro la rinascita in verde della chimica italiana ci sono due ingredienti: alleanze internazionali e una forte spinta verso l’innovazione di prodotto e di processo (il gruppo ha circa 350 ricercatori e un portafoglio con 400 brevetti). Il piano di riconversione sarà completato nel 2016 e, entro quella data, si prevede che la quota di fatturato Versalis sui mercati extra-europei passi dal 5 al 20%. Ma la riconversione in verde del gruppo farà tirare anche un respiro di sollievo ai sindacati, che porteranno a casa un importante risultato: l’organico non calerà. Non è poco in tempi di crisi.