Una volta i nostri nonni emigravano con le navi per raggiungere l’America. A spingerli la povertà estrema e la voglia di riscatto. Cambiano i tempi  e le modalità ma le migrazioni verso nuove terre restano. Il 30% del giovani laureati pensa di lasciare il Sud Italia in cerca di un futuro migliore. La percentuale è davvero impietosa. Che si possa decidere di vivere altrove è un bene, ma che si sia costretti è un’altra cosa.

Solo in Sicilia, ad esempio, uno su tre parte e va via. Nel 2011 a scegliere di partire, per necessità o ambizione,  erano circa 2800 giovani laureati under 30. Ad oggi il numero ha sforato decisamente le tremila partenze. Le previsioni per il 2018 non prevedono un trend positivo. Se, poi. scegliamo di guardare al dato generale e alla cosiddetta fuga dei cervelli che rientrano in una fascia d’età compresa tra i 20 e i 40 anni, si raggiunge quasi il 47%. I flussi di mobilità territoriale, difatti,  sottolineano come tra il 2004 e il 2014, le regioni del Sud-Isole abbiano perduto senza freni capitale umano di alto profilo. Direzione?

Nord Italia. Per quanto attiene, invece, le migrazioni verso l’estero il dato sembra un po’ diverso. Queste sembrano interessare maggiormente i ragazzi che frequentano gli Atenei del Nord, con una percentuale del 10%, e del Centro Italia, con una percentuale del 7%. Solo il 3% dei laureati nel Sud e nelle Isole sceglie di emigrare o rimanere all’estero. Il dato è, quindi, che ci si forma per cercar lavoro al Nord. Anche ascoltando i discorsi dei ragazzi che stanno scegliendo ora il percorso universitario che li formerà in vista di una futura professione si evince tale possibilità.

Viene, se non altro, messa in conto sin da subito. Un giovane laureato del meridione sa già che andrà incontro alla mobilità territoriale. Come si inverte questa rotta? Costruendo qui sul territorio  opportunità di carriera per i giovani neolaureati. Ciò è possibile solo grazie ad un raccordo più stretto tra Università. imprenditoria e politica. Non bastano una Genius Card e il biglietto ridotto nei cinema e nei musei a far sentire i ragazzi italiani più europei. E’ ora di aprire gli occhi, prima di andare definitivamente a sbattere.