“Il quadro economico e finanziario assai prudenziale, ma realistico, che emerge dal DEF 2019, purtroppo conferma i rischi che già in autunno, in occasione della presentazione del Rapporto SVIMEZ 2018, avevamo lanciato: la “grande frenata” del Mezzogiorno, nel quadro di rallentamento e profonda incertezza della dinamica dell’economia nazionale. Con un’Italia che si ferma, infatti, secondo le nostre previsioni, dopo quattro anni di (sempre più debole) ripresa, malgrado l’impatto positivo di alcune politiche, al Sud torna il segno meno (-)”. Lo dice Luca Bianchi, direttore SVIMEZ, in audizione, insieme al presidente SVIMEZ, Adriano Giannola e al vice direttore, Giuseppe Provenzano, sul Documento di Economia e Finanza 2019, nelle Commissioni Bilancio di Senato e Camera.
“Il dato di consuntivo del 2018, principalmente a causa dell’impatto dell’occupazione sui redditi, determina un rallentamento molto più accentuato nel Sud. E il 2019 inizia assai più in salita nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese. Il quadro Nord-Sud stimato dalla SVIMEZ con il suo modello econometrico evidenzia un PIL tendenziale in modesto incremento nel Centro-Nord, +0,2%, mente nel Sud, anche alla luce dell’inversione di tendenza del mercato del lavoro del 2018, il PIL è previsto in riduzione di due decimi di punto”.
“La SVIMEZ ha stimato gli effetti territoriali dell’introduzione, dall’aprile 2019 del Reddito di Cittadinanza nelle due ripartizioni del Paese. L’impatto sul PIL appare di portata piuttosto modesta a livello nazionale, pari a 0,1 punto percentuale nel 2019. A livello territoriale, l’impatto risulta più alto nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord, per effetto di una maggiore concentrazione dei beneficiari: 0,14% al Sud contro lo 0,07% nel Nord nel 2019 e 0,35% contro 0,14% nel 2020 e 2021.”
“Con riferimento agli investimenti non è prevedibile, invece, una significativa accelerazione nel 2019, anche per i modesti effetti che possono avere nell’anno provvedimenti quali lo “Sblocca cantieri” e il “Decreto crescita”, emanati in questi giorni. Alla luce di tali considerazioni, le previsioni per il 2019, tenendo conto dello scenario programmatico, sono: nel Mezzogiorno -0,06 di Pil programmatico, nel Centro-Nord +0,27.
“Il quadro di profonda incertezza pesa sul Mezzogiorno, dove i margini di intervento delle politiche per la sostenibilità finanziaria appaiono assai ristretti, in assenza di un deciso rilancio degli investimenti, gli unici capaci di attivare un moltiplicatore in grado di accelerare il tasso di crescita. Colpisce, in questo quadro, la mancanza di una strategia specifica per il Mezzogiorno, proprio nell’anno in cui abbiamo salutato come una novità positiva l’attenzione dedicata dal Country Report della Commissione europea alla priorità di intervento sulla coesione economica, sociale e territoriale”.
“Con riferimento agli investimenti privati, che negli scorsi anni avevano compensato il declino degli investimenti pubblici, consentendo al Mezzogiorno di riprendere un cammino di crescita, il DEF non fornisce alcuna indicazione sulla proroga del credito di imposta per gli investimenti nelle otto regioni meridionali, il cui positivo impatto è stato più volte sottolineato dalla SVIMEZ”.
“L’attuazione della clausola del 34%, che comunque non avverrebbe prima dell’esercizio di Bilancio 2020, pur rappresentando una novità positiva, appare dunque assai parziale e incerta”.
“Eppure, nello scenario di rallentamento della domanda mondiale e di indebolimento della domanda interna per consumi e investimenti privati, solo un massiccio rilancio degli investimenti pubblici, soprattutto nel Mezzogiorno, può attivare un moltiplicatore del tasso di sviluppo in grado di garantire la sostenibilità del quadro finanziario nazionale. Da questo punto di vista, non appare in grado corrispondere al necessario rilancio della domanda interna la previsione di una “tassa piatta” sui redditi da lavoro che, al di là dell’impatto sui conti pubblici, avrebbe una ricaduta territoriale fortemente asimmetrica, a svantaggio del Mezzogiorno, l’area con redditi più bassi e dove una politica attiva di sviluppo dovrebbe cercare di attivare il maggior potenziale di crescita.
Gli scenari alternativi ad oggi più probabili – aumento dell’IVA (già stimato dalla SVIMEZ) o riduzione della spesa pubblica (attraverso la consueta scorciatoia dei tagli orizzontali) – avrebbero un impatto significativamente maggiore nel Mezzogiorno, insostenibili in un’area che già vive una condizione di emergenza sociale, solo parzialmente mitigata dall’impatto del RdC, e una cittadinanza “diseguale” nell’accesso a servizi essenziali, che la prospettiva di autonomia differenziata potrebbe ulteriormente aggravare”.