Ancora polemiche sul “grano” italiano e sulla produzione di pasta. Questa volta è Domenico Divella che risponde al manifesto della Coldiretti che intitola “Molto Made e poco Italy” : “Chiarito che il grano in Italia soddisfa il 60/50% del fabbisogno industriale , che la Divella utilizza fino al 60% di grano italiano , che la comunità europea determina il “Made in” quale ultimo luogo di trasformazione , che la Divella e’ Italiana da 4 generazioni , che tutti i pastifici usano per ovvi motivi una percentuale di grano estero, che tutta l’industria italiana e’ costretta a comprare all’estero per mancanza di materie prime ( cacao , caffè , latte etc)…..Piantatela !! i consumatori sanno che questo cartello e’ un offesa al l’intelligenza . Cara Coldiretti ci spieghi perché’ attacchi solo Divella? Non vedo il logo Barilla, De Cecco e di tutti i grandi pastifici italiani con il nostro stesso limite di acquisto . Ma dà proprio così fastidio il successo di un impresa familiare del Sud? Buona giornata”.
Immediata la risposta di Ettore Pottino, Presidente Confagricoltura Sicilia: “Premetto che ho un grande rispetto per chi riesce a fare impresa al sud e ancora di più per chi diventa eccellenz. Ma nella sua difesa, assolutamente legittima della libertà d’impresa, secondo me ha utilizzato argomenti che le si rivoltano contro. Primo, il fatto che l’Europa individui il Made in.. nell’ultimo luogo di trasformazione è molto debole per chi produce derrate fortemente caratterizzate dalla materia prima. Tant’è che per l’olio d’oliva dopo decenni finalmente si è affermato a livello normativo che per fregiarsi di olio italiano, lo stesso deve essere prodotto con olive coltivate in Italia.
Quindi perchè utilizzare una comunicazione opaca frastornando il consumatore ,soprattutto se ciò che si produce ha comunque una sua intrinseca qualità?
Secondo ,mi sarebbe piaciuto che il post declamasse “Divella impiega non meno del 10% di grano italiano ” perchè dire “utilizza fino al 60% ..” non vuol dire assolutamente niente ( anche 0% ci rientra).
Terzo. equiparare il grano duro a materie prime esotiche come cacao e caffè,con buona pace del latte mi sembra un po’ eccessivo.
Infine, “che tutti i pastifici usino per ovvi motivi grano estero” è una frase troppo sibillina che va chiarita anche in un confronto sule criticità di sistema che vanno superate. Divella sa perfettamente che una campagna granaria e’ soggetta a variazioni per diversi motivi . Se prendiamo quest’ anno , dobbiamo fare un salto indietro di 25 anni per ritrovare un disastro di tale portata sulla raccolta dovuto anche e soprattutto ad un clima avverso. Il nostro obbligo e’ produrre una pasta di qualità superiore al giusto prezzo. Per i pastifici industriali e’ impossibile produrre con solo grano italiano (i costi al consumatore schizzerebbero e ci sarebbe un crollo dei volumi prodotti). La comunità europea e prominente sulla legge italiana. La quantità utilizzata arriva a punte del 60% e non va mai sotto il 50%. Eventuali riduzioni saranno esclusivamente dovute alla mancanza di materia e non ad una scelta . Di tutto ci si può accusare tranne di non essere italiani”.