di CLAUDIO D’AQUINO
Un intervento di Marco Fortis sul Mattino del 5 novembre è molto, molto eloquente. Si intitola “come fermare i burocrati di Bruxelles” e mette alla in evidenza miopie e distorsioni che l’Europa dei tecnocrati di scuola teutonica coltiva nei confronti dell’Italia, Paese mediterraneo che ha fondato l’Unione. Una lente alterata (e adulterata) che somiglia molto, ma molto da vicino allo strabismo con cui il Nord guarda al Mezzogiorno. Ed è curioso notare come ci sia sempre un Sud al sud di ciascun Nord: è questione di latitudini da cui si osservano le cose
Che cosa sostiene Fortis? vediamolo da vicino: “Dentro l’Euroarea – scrive l’economista – il gioco delle parti dei Commissari, prima quelli uscenti ed oggi quelli entranti (taluni sono addirittura gli stessi come Katainen), è tutto rivolto a magnificare le pagelle delle «promosse» Irlanda e Spagna, per dimostrare che l’azione di Bruxelles impostata sul rigore ha dato i suoi frutti… Si sorvola però sul fatto che le banche irlandesi e spagnole sono state salvate anch’esse a carico dei contribuenti, questa volta della moneta unica (così come, del resto, varie banche tedesche, olandesi, eccetera)…. Fortis poi sostiene che viene “applaudita dall’Euroburocrazia la sottomessa (alla Germania) Spagna”, il cui deficit nel 2016 sarà però ancora ben sopra il 3% fissato da Maastricht (dopo 9 lunghi anni!) e il cui debito pubblico sempre a quella data sarà pari al 102,1% del Pil, un valore ben più alto dunque di quello ricalcolato dell’Italia di Prodi del 2007, che era appena del 99,7 per cento…. “Curioso destino – continua Fortis quello dell’Italia, nazione che, allora come oggi, rimane invariabilmente esposta alla pubblica gogna internazionale in quanto «grande Paese debitore”.
Invece l’Italia, nonostante la flessibilità che si è conquistata, nel triennio 2014-16 sarà il Paese Ue “non aiutato” col più alto avanzo statale primario cumulato, anche rispetto a Usa e Giappone: 5,84 punti di Pii, un dato persino migliore di quello della Germania (5,78 punti). Ancora: il messaggio che continua a serpeggiare sui mercati è che le banche italiane «abbiano problemi». “Purtroppo – conclude Fortis – nella guerra della comunicazione degli indicatori statistici l’Italia viene regolarmente strapazzata da troppo tempo perché manca una diffusa consapevolezza dell’importanza della difesa degli interessi nazionali… Abbiamo fatto tanti sacrifici durante la crisi ed abbiamo persino azzoppato il Pii per fare più rigore del necessario, ma non siamo mai stati “promossi”. Sarebbe ora che ci fosse una reazione più compatta delle nostre istituzioni per comunicare meglio all’Europa e ai mercati gli sforzi che sta facendo l’Italia.
Vogliamo finalmente preparare con sufficiente anticipo un po’ di contraerea per il prossimo bombardamento di dati e pagelle sui promossi e bocciati? Beh, non c’è che dire. A Nord del Sud c’è il Nord che che boccia puntualmente un terzo del Paese motivando la bocciatura con il mantra dei fondi europei non spesi (mentre si sa che è proprio il patto di stabilità ad avere un ruolo frenante e inibitore, almeno nella programmazione più recente). Ma a Nord del Nord c’è un altro Nord (austroungarico) che boccia l’Italia a trazione padana…
Tutto il mondo è Paese, si. Ma c’è un Paese che è più Paese degli altri, la Germania, che è stata capace di recuperare il suo Sud in meno di vent’anni. Sarà per questo che guarda dall’alto in basso il nostro Paese, che non è stato capace di diventare unito in 150 anni?