di CLAUDIO D’AQUINO
E no! Non ci siamo. Proprio non ci siamo…
E’ vero che la logica (le due campane: tanto banale da apparire talvolta perversa) della comunicazione mediatica prevede che, se chiami a discutere di Immigrazione e Mare Nostrum uno del centro-sinistra, devi per par condicio chiamare a replicare uno della Lega. Anzi, visto che nella Lega da oggi c’è un “negher” (non si è capito ancora se corredato da lancio di banane), meglio ancora se si chiama a comparsare il dottor Toni Iwobi. Nigeriano di nascita, arrivato in Italia “con regolare permesso di soggiorno”, ha il bollino blu. Si è adattato a fare tanti lavori, alla fine si è laureato in Informatica. E’ entrato nella Lega nel 1999. Ora ha una fulgente carriera politica alle spalle: non solo fa parte di una giunta leghista di una cittadina nella Bergamasca, ma ha addirittura sfiorato l’elezione alla regione Lombardia l’anno scorso. è stato nientepopodimeno che assessore a Spirano, che fa meno abitanti di Roccacannuccia e Roccapipirozzi.
Ma perché mai bisogna legittimare come esperto di immigrazione uno che in Italia è arrivato per la porta principale e non su uno di quei gusci di noce stipati fino all’inverosimile, lasciati alle correnti capricciose del Mediterraneo?
Ristabiliamo una volta e per tutte la declinazione delle priorità. Che è poi imposta dall’evidenza anzitutto della geografia.
Sull’immigrazione e l’operazione Mare Nostrum due sono i soggetti legittimati a parlare in prima battuta: i sindaci dei Comuni che devono reggere l’impatto degli arrivi, seguiti a breve distanza dai vertici della Marina militare, ai quali si deve, in definitiva, l’aver messo in salvo non meno di 150 mila vite umane negli ultimi anni.
Tutti gli altri – da Salvini a Serracchiani, da Lupi a Delrio, passando in rassegna il campionario di professionisti della passerella da talk show televisivo – si mettano in fila dopo aver preso il numero.
Arrendetevi!
Non è l’Italia quella che interessa all’Europa, ma il Sud.
Grazie al SUD l’Italia e l’Europa è una frontiera che regge l’onda d’urto della grande immigrazione.
Grazie al SUD l’Italia e l’Europa trovano un hub dei traffici in possente espansione da Est a Ovest, messi in connessione dal Mediterraneo.
Sia in fase input che in fase output, sia come cuscinetto che tiene l’impatto che come cancello sui nuovi mercati, l’Italia e l’Europa hanno bisogno del Mezzogiorno.
Ma non lo troveranno se non cominciano a portare più rispetto per questa costola del Continente che è frontale alla deflagrazione geo-politica seguita al crollo del Muro. Dalla Primavera araba con la caduta dei tiranni del Novecento fino alla faglia magmatica che si è aperta tra Siria e Irap con il terrorismo islamico, il futuro del mondo si gioca qui. A qualche miglio dalle spiagge del Mezzogiorno, la linea di costa che non è mai stata anonima e priva d’identità, che chiamammo Magna Graecia e in tanti altri modi nei secoli a seguire. Quindi…
Mai più terroni, mai più nel ghetto. E mai più senza parola…
- Toni Iwobi non si scandalizza se lo chiamano “negher”. Ma questo non basta a legittimarlo in materia di immigrazione clandestina. Non basta infatti il colore della pelle. In Italia lui è arrivato dalla porta principale, per sua fortuna, e non da clandestino o da profugo, spinto a scommettere su una traversate della morte dalla persecuzione in partia, per motivi politici o religiosi.
La sua sembra infatti la posizione tipica di chi, salito sul pullman, invece di disturbarsi ad andare avanti, si piazza sul predellino. E da lì intima al conduttore di non fare più fermate. “Perché? Ma non vedete – dice – che il pullman è pieno?”.