Per molti anni, uno dei cavalli di battaglia della Lega per distruggere l’immagine dei meridionali e continuare ad alimentare l’immagine dei “terroni” parassiti e spendaccioni è stato quello dello spreco delle risorse. Il Sud, si è detto, è stato inondato di miliardi (beninteso del Nord) ma tutta questa generosità non è servita a nulla perché i quattrini sono stati sperperati, sprecati, spesi male. La realtà, ovviamente, è molto diversa. Tanto per cominciare, non è affatto vero che nel Sud si sia speso più che nel resto del Paese. Guardando alle dotazioni di capitale pubblico delle diverse aree — che sono il frutto di questi investimenti – emerge chiaramente come esse siano ancora inferiori nel Mezzogiorno: quantità e qualità di ferrovie e scuole, reti idriche e fognarie, posti letto in ospedale. In nessun ambito il Sud ha dotazioni migliori; in alcuni le differenze si sono ridotte; in altri i divari restano intensi, talvolta crescenti. Per il periodo più recente abbiamo molti più dati, e si possono compiere
valutazioni più precise. Nell’ultimo ventennio, per un insieme di motivi, il complessivo sforzo di miglioramento e modernizzazione del Mezzogiorno è rallentato molto; si è fatto meno intenso rispetto alle altre aree del paese.
Eppure, molti italiani, soprattutto quelli del Nord, sono convinti che il fiume del denaro pubblico che arriva per lo sviluppo del Sud sia ancora in piena. Alimentato da molte fonti. È vero: ci sono i fondi strutturali europei, che per regole comunitarie sono assai più rilevanti nelle quattro maggiori regioni del Mezzogiorno rispetto al resto del paese; ci sono i fondi speciali nazionali destinati al Sud, che nel tempo hanno assunto varie denominazioni e che oggi si chiamano Fondi Sviluppo e Coesione. Si vedono molto proprio perché sono specifici; se ne
parla molto, specie di quelli europei. Un tempo se ne parlava per mostrare, in positivo, quanto i governi stavano facendo per il Sud; oggi per far vedere, in negativo, che si fa troppo. Cifre
mirabolanti si inseguono. Ma i dati ufficiali, ampi e circostanziati, sono chiari. Se si conta tutta insieme la spesa che si definisce «per lo sviluppo», cioè quella per infrastrutture, incentivi alle imprese e alla ricerca, e si guarda dove va a finire, ci si accorge che non c’è
più da tempo alcun trattamento di favore per le regioni che sono più indietro. La spesa pro-capite «per lo sviluppo» è da tempo inferiore proprio nel Mezzogiorno, anche se resta superiore
paragonata al Pil.
Insomma, ancora una volta, dati alla mano, e guardando ai risultati misurabili, non è affatto vero che il Sud sia stato inondato di denaro pubblico. Almeno non di più rispetto a quello che è stato destinato ad altre aree del Paese. Sarebbe davvero opportuno che sia il Mezzogiorno, oggi, a rivendicare politiche di coesione effettivamente capaci di superare il gap di investimenti. Mettendo finalmente la parola fine alle tante bugie che continuano ad accumularsi sulle spalle dei “terroni”.