Stress da caldo anche per gli animali nelle case, nei pascoli, negli alveari, nei pollai e nelle stalle dove le mucche con le alte temperature stanno producendo fino al 20% per cento circa di latte in meno rispetto ai periodi normali. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati del Sistema di allerta caldo del Crea che parlano di situazioni con massimo grado di emergenza mortalità per gli animali in molte regioni dal Veneto alla Lombardia, dall’Emilia alla Toscana, dalla Calabria alla Sicilia fino in Sardegna. “Da seguire – sottolinea la Coldiretti – sono anche gli animali domestici con cani e gatti possono che possono soffrire l’eccesso di calore soprattutto perché sudano poco. Tutto questo può essere molto pericoloso e portare l’animale, in condizioni estreme, anche alla morte. E’ molto importante fare in modo che stiano sempre al riparo dal sole e in luoghi ben areati. Se necessario, installare sistemi di ventilazione supplementari, ma soprattutto – consiglia la Coldiretti – garantire sempre dell’acqua e non lasciarli mai soli nelle macchine al chiuso”. “Dopo mesi molto siccitosi manca anche il fieno necessario all’alimentazione degli animali con prati e pascoli – prosegue la Coldiretti – che sono a secco e non riescono a garantire l’alimentazione di mucche e pecore stressate dal caldo. In molte aree è stato necessario acquistare mangime e foraggi all’esterno per integrare la produzione aziendale, si teme per il raccolto di mais e in alcuni casi è stato necessario mobilitare le autobotti per garantire l’acqua da bere per gli allevamenti”. “A soffrire sono anche i maiali, che mangiano meno nonostante ventilatori, doccette e sistemi di raffreddamento misti con acqua e aria che lavorano a pieno regime, mentre le api, considerate un indicatore dello stato di salute della natura, per il caldo volano meno e tendono a rimanere a terra senza riuscire più a prendere il polline. A rischio è così anche la produzione di miele – secondo la Coldiretti – che segnala difficoltà anche nei pollai dove si è sta registrando un calo fra il 5 al 10 per cento nella deposizione delle uova”.