Il Parlamento europeo ha approvato ieri una risoluzione non vincolante nella quale chiede il congelamento delle trattative di ingresso della Turchia nell’Unione. La presa di posizione giunge dopo che negli ultimi mesi il governo turco ha reagito in modo autoritario al recente tentativo di golpe. La questione del futuro europeo di Ankara sta spaccando i Ventotto da oltre un decennio, e anche sull’eventuale congelamento del negoziati i paesi sono divisi.Si tratta del primo passo ufficiale concreto da parte di un’istituzione della Ue da quando è cominciata (e non si è mai interrotta) l’infinita serie di purghe messe in atto dalle autorità turche “in risposta” al fallito e mai chiarito golpe del 15 luglio scorso. Il presidente Erdogan ha tuonato sulla “non validità” del voto dell’Europarlamento – non si capisce con quale autorità e su che base sia stato emesso il giudizio – mentre le azioni di intimidazione e vera e propria repressione da parte del suo regime nei confronti di ogni forma di critica e opposizione continua senza sosta.
Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha annunciato ieri che non intende candidarsi per un ulteriore periodo alla guida dell’assemblea di Strasburgo. L’uomo politico socialdemocratico ha deciso di presentarsi alle prossime elezioni in Germania, nel suo Land natale del Nord Reno-Vestfalia. La sua partenza crea un vuoto alla guida del Parlamento europeo che rischia di creare tensioni politiche e anche possibilmente di indebolire la Commissione europea. Schulz potrebbe anche essere il candidato socialdemocratico che sfiderà la cancelliera Angela Merkel. E non è escluso che già a febbraio ricopra un ruolo di primo piano succedendo all’attuale ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, che diventerà presidente della Germania. La decisione di Schulz ha ricadute politiche determinanti non solo per Berlino, è centrale anche per i delicati equilibri europei, che si reggono sull’accordo tra il Partito popolare e quello socialista stretto all’inizio della legislatura e che ha portato alla nomina del popolare Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione Ue.