“Nel 2004 ospitai Provenzano, che era latitante, a casa di mia suocera. Solo dopo qualche giorno seppi l’identita’ dell’uomo che nascondevo e mi spaventai. Lui mi tranquillizzo’ dicendomi: ‘stai sereno, non mi cerca nessuno perche’ sono protetto dai politici e da alti funzionari dell’Arma”. Lo ha raccontato il pentito Stefano Lo Verso che sta deponendo al processo sulla trattativa Stato mafia “Io allora – ha aggiunto – volli capire se si trattava di carabinieri e lui assenti’. E aggiunse ‘meglio avere uno sbirro amico che un amico sbirro'”. Il particolare e’ importante per l’accusa che sostiene che i carabinieri del Ros, imputati al processo, garantirono l’impunita’ al boss corleonese in nome della trattativa che con lui avevano avviato Il capomafia avrebbe anche aggiunto: “Toto’ Cuffaro deve mantenere gli accordi”.
“Provenzano mi disse che le stragi erano state la nostra rovina e che la verita’ su quella stagione la sapevano solo lui, Riina e Andreotti perche’ gli altri due depositari della conoscenza sugli eccidi erano Salvo Lima e Vito Ciancimino, entrambi morti”. Lo ha detto il pentito Stefano Lo Verso oroseguendo la sua deposizione al processo sulla trattativa Stato-mafia. Secondo il collaboratore di giustizia il boss Provenzano gli avrebbe confidato il boss Toto’ Riina “con le stragi doveva fare un favore a Andreotti che l’aveva garantito”.