Comunque, assicura Renzi, “non c’è un tema di esuberi” nella riforma della Pa perché si risparmia di più con gli accorpamenti: “La riorganizzazione non nasce dalla spending review, non è un problema di soldi. Il punto vero è l’efficienza del servizio”. Efficienza che il governo conta di dare tramite la mobilità volontaria, l’esonero del servizio, l’aumento del part time e i prepensionamenti. Una serie di interventi che daranno la possibilità “a zero euro” di immettere 10 mila giovani nei ranghi della Pa. E ancora: limite ai compensi, demansionamento come alternativa per gli esuberi, ruolo unico della dirigenza, accorpamento delle sovrintendenze, non più di 40 prefetture sul territorio nazionale, la chiusura delle sedi territoriali di alcuni organi (come la Ragioneria generale), l’aggregazione di oltre 20 enti di ricerca e la riorganizzazione delle Authority. E ancora l’accorpamento di Aci, Pra e Motorizzazione Civile e la centarle unica degli acquisti per le forze dell’Ordine. Sul fronte giudiziario sarà “più rigoroso l’incompatibilità dei magistrati amministrativi”, con la modifica della sospensiva che si può attualmente richiedere e l’introduzione di sanzioni per liti temerarie
Statali, parte la mini-rivoluzione di Renzi. Parte un referendum nel pubblico impiego
“rivoluzione@governo.it”. È dall’indirizzo mail aperto per l’occasione per raccogliere i suggerimenti dei lavoratori (destinato a sicura ironia) che si capisce quanto il governo punti sulla riforma della Pubblica amministrazione, presentata a Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri. Valorizzazione dei dipendenti, tagli agli sprechi e innovazione sono i tre assi su cui si reggerà l’impianto normativo, attualmente ancora in fase di elaborazione. “Non è una riforma prendere o lasciare, la filosofia però sì”, afferma il premier Matteo Renzi, che la definisce “una rivoluzione” e “un tentativo di un cambiamento radicale”. Di certo il piatto servito non è dei più leggeri, a cominciare dal dimezzamento delle ore di permesso sindacale, che prevedibilmente susciterà la reazione delle organizzazioni dei dipendenti. “Siamo ansiosi di conoscere il parere dei sindacati” chiosa il primo ministro. In ogni caso, assicura il presidente del Consiglio, non sarà “una riforma contro i lavoratori”: “Se io passo le giornate a dire ‘sei un fannullone’, è difficile che il destinatario dell’invettiva si senta motivato… Ma anche dire che siccome non tutti lo sono bisogna premiare tutti, ha distrutto l’organizzazione della Pubblica amministrazione italiana”. Il dialogo durerà 40 giorni, poi il governo andrà dritto per la sua strada perché “servono tempi certi” e il 13 giugno sarà presentato il provvedimento, con l’intenzione di evitare il ricorso al decreto.