Negli stessi giorni in cui dovranno decidere se sfruttare la chance della pace fiscale, molte famiglie, professionisti e imprese riceveranno dal Fisco 1,78 milioni di lettere per la compliance. Comunicazioni a cui il Piano delle performance 2019-21 dell’agenzia delle Entrate ricollega un recupero di gettito di 1,5 miliardi di euro. Passate dalle 395mila del 2015 agli 1,89 milioni dell’anno scorso (dato preconsuntivo), le lettere per la compliance sono il simbolo della campagna per il “fisco amico” lanciata dal Governo Renzi. Di fatto, puntano a evidenziare le anomalie tra ciò che i contribuenti hanno dichiarato e quanto risulta dalle banche dati dell’Agenzia, sollecitandoli a mettersi in regola con uno sconto sulle sanzioni, tramite l’istituto ravvedimento operoso. Il provvedimento del direttore delle Entrate del 15 febbraio scorso indica le tipologie di proventi su cui si concentrerà la prima tornata di comunicazioni. Redditi di fabbricati, compresi quelli soggetti alla cedolare secca. Redditi da partecipazione in società di persone e Srl a base ristretta.
Assegni periodici, come quelli al coniuge. Redditi da lavoro dipendente. Pensiamo ad esempio al caso di un lavoratore che ha ricevuto due Certificazioni uniche (Cu) e non ha presentato la dichiarazione dei redditi. L’esperienza degli ultimi anni, però, insegna che un gran numero di lettere per la compliance riguarerà l’Iva. Tributo che ha raccolto poco più del 50% delle segnalazioni inviate nel 2017, per esempio. Sempre sul fronte fisco Salvatore Padula si chiede, sulSole 24 Ore, se rusciranno contribuenti e professionisti a navigare nelle acque melmose di questa raffazzonata “pace fiscale” Dove poco o nulla sembra funzionare. E dove, uno dopo l’altro, rischiano di incagliarsi molti dei dieci condoni tributari giunti pomposamente in porto tra la fine di ottobre del 2018 e l’inizio del nuovo anno. La sanatoria multiforme si candida a diventare il nuovo tormentone di stagione. Un tormentone che andrà a sommarsi alle sofferenze per la fatturazione elettronica, ai mille dubbi irrisolti del nuovo regime forfettario, agli spesometri e agli esterometri (appesi alla solita proroga solo annunciata), alle lettere di compliance e chissà a cos’altro, dalle certificazioni uniche ai bilanci che già pretendono attenzione e che stanno portando i commercialisti sulla soglia dello sciopero. Sui condoni, come molti avevano previsto, il passaggio dalla legge alla sua applicazione fa ora emergere con chiarezza tutte le contraddizioni tipiche di norme pasticciate, scritte male, senza logica e senza competenze. Così un’operazione propagandata con la volontà di dare un aiuto a una folta schiera di contribuenti si sta via via rivelando un boomerang di complicazioni e di burocrazia”.