Il caso Consip non infiamma soltanto la politica. Scoppia la guerra tra la procura di Roma e quella di Napoli: i pm del capoluogo campano difendono i carabinieri del Noe accusati dai colleghi capitolini. Intanto tra i democratici la domanda che circola è una sola: chi c’è dietro la manipolazione che ha portato nel mirino il padre dell’ex premier? E nel Giglio magico si fa largo il dubbio su un amico di Giorgio Napolitano. La parola «complotto» nel Pd stanno attenti a non pronunciarla. E Pierferdinando Casini a dire quello che in molti in casa renziana pensano: «In una democrazia come la nostra non è in alcun modo accettabile l’organizzazione di un vero e proprio complotto per sporcare l’immagine del presidente del Consiglio». Un complotto che, a sentire numerose le analisi che si fanno nel Pd, avrebbe avuto qualche aiuto anche dall’interno da parte di ambienti politico-istituzionali interessati ad indebolire il ruolo dell’ex premier. Quale sia lo scolpo del «complotto» è chiaro: far fuori Matteo Renzi dalla scena politica.