François Hollande non sarà candidato alla propria successione. Lo ha annunciato ieri sera, con un discorso di una decina di minuti in diretta televisiva dall’Eliseo. Una decisione clamorosa: si tratta della prima volta, nella Quinta Repubblica, che un presidente uscente non si ripresenta. Con l’aria grave e solenne delle grandi occasioni, Hollande ha fatto un bilancio sommario – ma fiero – degli impegni e dei risultati che hanno caratterizzato fin qui il suo mandato: i conti pubblici risanati, II bilancio del welfare in equilibrio, i matrimoni omosex, la lotta all’austerità in Europa, la decisione di schierare la Francia in prima linea nella battaglia per l’ambiente e nellaguerra contro il terrorismo islamico. Infine i primi dati positivi, «sia pure insufficienti e in ritardo», sul fronte della disoccupazione, una sfida alla cui vittoria aveva sempre legato la possibilità di una candidatura. «Tra cinque mesi – ha sottolineato Hollande – i francesi sceglieranno il loro nuovo presidente. E non mi rassegno all’idea che una sinistra divisa lasci campo libero a una destra portatrice di un programma che, pur avendo stima e rispetto per François Fillon, ritengo pericoloso perché destinato a creare più diseguaglianza nel Paese e a un’estrema destra che ha un progetto di chiusura della Francia su se stessa. La gestione del potere non mi ha fatto perdere la lucidità necessaria per capire che la mia candidatura presenta dei rischi perché non sarebbe di larga unione. Quindi, nell’interesse del Paese, non sarò candidato alla mia successione. E mi dedicherò con tutte le forze a guidare lo Stato, che deve affrontare la minaccia del terrorismo. Perché la sola cosa che conta è il bene supremo della Francia».