Minoranze che interferiscono reciprocamente in Parlamento e nel Paese. È la principale indicazione che emerge dal sondaggio di Demos, pubblicato oggi sulla REPUBBLICA. “Il Centrosinistra e il Centrodestra: appaiati, poco oltre il 30%. Il M5S sopra il 21% e in lieve crescita. Il Centro, invece, ridotto in uno spazio quasi residuale. Intorno al 5%. Dopo il voto, però, è cambiato il sistema partitico. Nel Centrosinistra si è riaperta la questione, irrisolta, della leadership. Mentre il Centro si è ristretto e, al tempo stesso, diviso. Pochi voti e tanti leader: Monti, Casini, Mauro… Ma le novità più importanti sono avvenute a Centrodestra. Il Pdl non c’è più. È tornata Forza Italia. Per reazione, è sorto un Nuovo Centro Destra, intorno ad Alfano e ai ministri. “Destra Repubblicana”, l’ha definita Eugenio Scalfari. L’esito principale di questa scomposizione è che i due partiti post-Pdl, insieme, hanno recuperato quasi 6 punti percentuali, rispetto allo scorso ottobre. Allargando la base elettorale del Pdl anche rispetto alle scorse elezioni di febbraio. In altri termini, secondo la logica proporzionale, 1: 2=1,3. Certo, conteggiare insieme due partiti divisi, esito di una scissione, è discutibile. Tuttavia, sono entrambi figli dello stesso padre, Silvio Berlusconi. E la legge elettorale li spinge — o meglio: li costringe — a tornare insieme, in caso di nuove elezioni. Per non rischiare, in caso contrario, di perdere entrambi. È, semmai, interessante osservare come FI, da sola, non abbia perduto consensi rispetto al Pdl, due mesi fa. Quando la frattura di Alfano si era già consumata, in Parlamento. Al contrario. Oggi è quasi al 21%. Mentre il Ncd ha conquistato uno spazio elettorale significativo, ma limitato. Poco sopra il 5%. (…) Il Centrodestra, in questo modo, dopo essere stato in svantaggio per mesi, si avvicina al Centrosinistra e, praticamente, lo raggiunge. Entrambi allineati fra il 32 e il 33%. Così Berlusconi rilancia la strategia adottata, con successo, nella recente campagna elettorale. Caratterizzata dalla polemica contro Monti, leader di Scelta Civica e, in precedenza, premier del governo tecnico. Sostenuto da una maggioranza di “larghe intese”. Come quella del governo guidato da Letta. Bersaglio, non da oggi, delle critiche di Berlusconi e FI. Che cercano, in questo modo, di allontanare ogni responsabilità delle scelte fatte — e non fatte — negli scorsi mesi. Negli scorsi anni. Per intercettare, a proprio favore, il clima d’opinione del Paese. Avvelenato dalla crisi economica. Sfavorevole a ogni istituzione e a ogni attore politico. A Centrosinistra, il Pd ha perduto consensi rispetto a ottobre (circa 3 punti). Ma resta il primo partito, (29%). (…) Un nuovo passaggio della marcia contro i partiti e le istituzioni condotta negli ultimi anni. Con successo, visto che, secondo il sondaggio di Demos, il M5S continua a mantenere un livello di consensi superiore al 21%. Più di quanto segnalassero le stime elettorali pochi giorni prima del voto di febbraio. Peraltro, il M5S dispone di una base “fedele” più ampia di quel che si potrebbe pensare. Visto che il 60% di quanti l’hanno votato alle elezioni oggi confermerebbero la loro scelta. Ma la fedeltà verso Grillo e il M5S suona come la misura dell’in-fedeltà verso gli altri partiti e verso le istituzioni. Verso la democrazia rappresentativa. In un Paese che, dopo mesi di ‘larghe intese’, appare diviso assai più che condiviso”.