“Sognando il grande editore”. È il nome che lei ha dato alla nuova pagina Facebook. Perché l’ha creata?
R) Volevo tentare di rispondere alla domanda: “É vero che il denaro si fa sui sogni degli altri?” Nel vastissimo entroterra di quanti amano scrivere e sono “figli di un dio minore” accade di tutto e tutti vogliono guadagnare su di lui. Sarebbe bello se volessero – davvero – farlo sulle vendite del libro che l’autore produce e sarebbe anche l’unica, autentica, possibilità di successo.
D) Il denaro si fa sui sogni degli scrittori?
R) Vediamo: che siano davvero autori degni di nota o scribacchini, c’è un mare di possibilità di “pubblicare”, in cartaceo e in ebook. Un mare di piccoli e medi editori e di piattaforme disponibili. Le seconde per libri auto-prodotti. Ricordiamo: Amazon KDP (Kindle Direct Publishing), Ilmiolibro.it, Kobo, StreetLib, YouCanPrint. Naturalmente Il Self-publishing può avvalersi del “Supporto Professionale ed Umano”, ossia “il connubio fra la libertà del self publishing e la qualità e il supporto di una casa editrice”.
D) Supporto a pagamento?
R) Ovviamente. Ti forniscono l’ISBN ed un seguito di aiuti. Facciamo un esempio? Cento copie, 230 pagine, con alette, copertina morbida, correzione di bozze (importante!), editing editoriale, impaginazione editoriale, deposito legale, libro elettronico ed epub del libro stesso, optimizer e costo spedizioni. Ti arrivano a casa con circa 1800 euro. In sostanza un editore.
D) Lei crede nella pubblicazione?
R) Chi non vorrebbe vedersi tra le mani il proprio libro stampato? Tuttavia il vero problema del cartaceo è la distribuzione. Anche riuscendo a stampare il tuo lavoro con una casa editrice seria, ci si rende presto conto di come il costo della distribuzione incida in modo determinante sul successo del libro e pochi editori possano permetterselo. A causa di ciò, dopo la primitiva soddisfazione di stringere tra le mani il tuo lavoro letterario potrai, volendo, relegarlo negli scatoloni o usarlo come un biglietto da visita piuttosto costoso e distribuirlo per fare sì che siano letti. L’ho fatto e lo faccio tuttora con i miei libri stampati con case editrici anche rilevanti.
D) Così ci si spiega perché lei, una scrittrice e giornalista, che giunge dal passato di pubblicazioni cartacee, sia divenuta un’assertrice degli ebook.
R) Appunto. Sognando il grande editore. Ma esiste la possibilità di essere tra i pochi che possono permetterselo? Vien fatto di chiedersi: “Se avessi davvero tanti soldi, ma tanti, da potermi permettere tutte le pubblicità possibili, potrei pagarmi un “grande editore”?
D) Chi è “il grande editore?”
R) Al momento sappiamo che Mondadori libri potrebbe acquisire RCS Libri (che comprende marchi come Rizzoli, Bompiani, Adelphi, Fabbri, Sonzogno, Marsilio…) e che controlla anche Einaudi.
Ci troveremmo di fronte alla creazione di un colosso che da solo vale il 40% del mercato librario italiano. Potendo sceglierei lui.
D) Partecipa ai premi letterari?
R) Se mi proponessero per: 1) Premio Strega; 2) Premio Campiello; 3) Premio Bancarella; 4) Premio Bagutta; 5) Premio Andersen; 6) Premio Pulitzer; 7) National Book Award; 8) Man Booker Prize; 9) Premio Gouncourt; 10) Premio Cervantes. Altrimenti faccio da giuria, se mi offrono di farlo. Gratis. In passato ho partecipato a vari concorsi letterari ed ho anche avuto qualche soddisfazione, però di certo c’è sempre che “il banco vince”. Chi ci guadagna (e neanche sempre), è l’organizzazione.
D) Quindi lei sconsiglia?
R) Ma no, perché? Vincere è un appagamento, fosse anche un secondo, terzo premio, premio speciale della giuria, premio speciale per l’argomento trattato. Si va a riceverlo, si viaggia, si fanno nuove amicizie, si ottiene, magari, un articolo su qualche giornale. Fame di fama. Il tuo libro esiste.
D) Eppure si pubblica, vero?
R) Mi risulta di sì, che il numero di titoli pubblicati nel mondo (compresi i miei) continui a crescere. Nel 2013 secondo Bowker (l’agenzia ISBN ufficiale per gli Stati Uniti, che fornisce anche risorse per aiutare gli autori a pubblicare, distribuire e promuovere i loro libri), sono stati assegnati nel mondo 1,4 milioni di codici ISBN, ossia il numero che identifica ciascun titolo. Se ci confrontiamo con il 1960, gli ISBN erano circa 8.100.
D) Si guadagna? Si guadagna?
Qualcuno sicuramente ci guadagna. Sappiamo, però, che le vendite sono convogliate su un numero sempre più limitato di titoli (e di editori), best seller e “megaseller”. Perché “Sognando il grande editore?” Perché i “grandi” sono favoriti dalle economie di scala. Anche i grandi autori che richiedono anticipi elevati allo scopo di permettere una solida presenza nei punti vendita. Alle spalle ci sono tutte le necessarie competenze professionali.
D) Che cosa vorrebbe accadesse sulla pagina Facebook?
R) Che gli autori, anche senza apporre una firma, disegnassero la realtà delle loro esigenze e delle difficoltà che incontrano. Noi scrittori siamo vanagloriosi. Non ci piace ammettere che ci arrampichiamo sugli specchi per vendere qualche copia. Ci piace, invece, vantarci dei premi vinti e illuderci un pochino sui risultati delle nostre pubblicazioni. In modo che, sui nostri sogni di gloria, qualcuno il guadagno lo faccia davvero.
D) Insomma: l’insieme è una chimera?
R) Se riusciamo a fare sì che il nostro libro venga letto davvero, almeno da un centinaio di persone e pensiamo che possa cambiare il mondo, forse no. Diceva Giuseppe Giusti: “Il fare un libro è meno che niente, se il libro fatto non rifà la gente.
Grazie e auguri. “Sognando il grande editore” avrà l’attenzione degli scrittori? Vedremo.
Ciro Riemma. Editore.