di LAURA BERCIOUX
E’ polemica sull’affaire del bosco svenduto dalla Regione Siciliana ad una società privata. si tratta di un terreno che si estende da San Cataldo, in contrada Gabbara, fino alla contrada Fanzirotta-Cannitello nel vallone Nisseno. La società che ora dispone di questo bosco è la Sper spa, società italo tedesca proprietaria di una centrale a biomasse da 21,7 Megawatt di potenza, a Dittaino, nella zona industriale di Enna. Giancarlo Cancelleri dei Cinque stelle denuncia con queste motivazioni “Una sorta di mostro mangia legna che, secondo quanto stabilito dallo scellerato accordo sarà alimentata dagli alberi delle aree boschive del centro Sicilia, con l’abbattimento sconsiderato in 10 anni di una infinità di Eucalipti, con inevitabili conseguenze nefaste per la Sicilia, che vanno dalla distruzione dei paesaggi, al serio rischio di dissesto idrogeologico, alla liberazione di massicce dosi di anidride carbonica nell’aria causata dalla combustione dell’enorme quantità di legname prevista”. Anche il Partito Democratico con Ivo Cigna denuncia quest’operazione regionale. Non è dello stesso parere, invece, Ettore Pottino di Confagricoltura: “Siamo un paese di scellerati…. ci lamentiamo degli sprechi e poi appena si mette a reddito qualcosa scandalo. Siamo in presenza, invece, di un casi di forestazione produttiva, quindi destinata al tagli. Inoltre, gli eucalipti ricacciano e in 10 anni sono di nuovo foresta. Siamo alla frutta e continuiamo a fare demagogia. Follia allo stato puro”.
L’eucalipto, spiega ancora Pottino, “una volta tagliato, ricaccia i polloni che, avvalendosi di un apparato radicale già maturo, hanno una crescita esponenziale e in pochi anni riformano una foresta molto più folta della preesistente. Sono notizie ricavabili in qualsiasi manuale di selvicoltura. E’ grave che esponenti politici si basino su luoghi comuni e ignorino completamente la materia. L’eucalipto (di nessun valore paesaggistico e naturalistico, essendo specie alloctona) era l’unica essenza a rapido accrescimento per valorizzare ampie zone dell’interno siciliano che per l’alcalinità dei suoli e la forte argillosità non si prestavano a nessun’altra specie”. Per quanto riguarda l’esiguità della cifra realizzata dalla Regione per il taglio, due riflessioni: “Questi impianti, spiega Pottino, sono stati realizzati negli anni 70 con l’ex Cassa del mezzogiorno e con la prospettiva di realizzare due cicli colturali quindicennali destinati alla cartiera che si sarebbe dovuta realizzare in Sicilia. La Regione si è trovata con un patrimonio che costava un’enormità per la sua manutenzione senza poterne avere alcun utile”. Quindi, ha fatto benissimo ad approfittare dell’occasione ricavando 430.000 all’anno fino al 2024. Seconda riflessione: se parliamo di un mondo migliore, non dovremmo rallegrarci del fatto che, invece di utilizzare petrolio per la produzione di energia, abbiamo utilizzato una fonte rinnovabile, quindi riproducibile, avviando un percorso assolutamente virtuoso?”