Ho vissuto tre anni in un tritacarne mediatico. È l’amara considerazione dell’ex comandante della Costa Concordia, naufragata al largo dell’Isola del Giglio, Francesco Schettino, nel corso della dichiarazione spontanea resa nell’ultima udienza del processo prima della camera di consiglio. “È stato detto che non mi sono assunto le responsabilità. Non è vero – ha aggiunto -. Non si è capito che il 13 gennaio del 2012 sono morto anche io in parte”. L’ex comandante si è lamentato del fatto che nel corso del processo sono stati divulgati diversi stralci di atti processuali prima della loro analisi e sono state pronunciate “frasi offensive” attraverso le quali si è accreditata l’immagine “di un uomo meritevole di condanna”.
“Sono stato accusato di mancanza di sensibilità per le vittime: cospargersi il capo di cenere è un modo per esibire i propri sentimenti. Una scelta che non ho fatto. Il dolore non va esibito per strumentalizzarlo”, ha ammesso Schettino sottolineando di vedersi costretto a raccontare “momenti intimi e dolorosi che ho condiviso con alcuni naufraghi a casa mia, non volevo questo” ha poi concluso interrompendo la dichiarazione con la voce rotta dal pianto. Adesso l’attesa è per la sentenza che secondo le previsioni dovrebbe arrivare nella serata di oggi o al massimo domani. Schettino rischia una condanna esemplare a 26 anni di carcere come chiede la Procura, oppure una pena più bassa, tra i 12 e i 16 anni.