“Aiuto, il mio nipotino di otto anni viveva felice con i nonni e la mamma, prima che un destino crudele lo strappasse per sempre al suo immenso amore”.
Comincia così l’urlo disperato di uno zio, Sergio Carrà, che sta inondando il web in queste ore.
Una tragedia familiare cominciata a luglio 2016 a Bologna, che vede vittima del contendere un bambino che ha appena perso la mamma. Da qui il contenzioso tra un papà, assente fino alla notizia dell’eredità, e la famiglia della mamma, con in testa la nonna materna.
“Lo sradicamento di mio nipote è avvenuto il 28 luglio 2016 con brutalità inaudita, alla presenza di due carabinieri che rendevano la situazione ancora più angosciante, che impedivano al bambino di far rientro a casa sua non consentendogli nemmeno di prendere i suoi effetti personali, i suoi giochi, il suo materiale didattico, e senza nemmeno salutare il suo amatissimo cane “Rex”. Il bimbo si è trovato così improvvisamente catapultato in un ambiente sconosciuto, con l’angoscia nel cuore” continua lo zio.
“Il padre, dopo avergli negato il mantenimento per anni, saputo che il figlio avrebbe ricevuto un ingente indennizzo assicurativo, si rifaceva vivo, pretendendone strumentalmente l’affidamento.
Gli assistenti sociali, in tempi non sospetti, avevano descritto che i nonni erano per il nipote «figure di riferimento quotidiano, che erano quelle effettivamente più significative» mentre hanno elaborato una relazione sul padre che diceva:
“Il servizio segnala dei dubbi sull’efficacia e la tenuta del padre, ed i timori rispetto al riattivarsi della conflittualità famigliare visti i movimenti affrettati che il padre ha già effettuato portandolo a vivere con sé, non rispettando le abitudini, gli affetti e il faticoso momento di lutto per il bambino (per la morte della mamma), e contrapponendosi così ai parenti materni che hanno già attivato il loro avvocato”.
Dopo la tragica perdita della mamma, il bambino andava aiutato a superare il lutto tremendo proteggendolo dalle aggressioni paterne e garantendo la sua raggiunta stabilità famigliare e affettiva, cosa che purtroppo non è stata fatta.
“Servizi sociali e tribunale minorile, avevano evidentemente intenzioni diverse e molto compatibili con le esigenze del padre. Incuranti di procurargli un ulteriore atroce lutto, sradicavano mio nipote dal suo ambiente famigliare con modalità di una brutalità inaudita.
Ciò consentiva al padre di ottenere l’autorizzazione di acquistare un appartamento con i soldi del figlio e di sistemarvisi comodamente.
Il giudice tutelare, “nel superiore interesse del minore”, disponeva che mio nipote, oltre ai benefici della casa, corrispondesse al padre una retta mensile di € 500 al mese per il suo mantenimento attingendo direttamente dal residuo di quanto la mamma gli aveva lasciato.
I vergognosi particolari di questa vicenda mettono a nudo la realtà di un mondo, quello della “giustizia” minorile, ai più sconosciuto, nel quale però chiunque, quasi sempre per caso, si può trovare da un momento all’altro .
Ad accuse infondate, interpretazioni cervellotiche degli assistenti sociali non è possibile purtroppo nemmeno replicare.
Un arcaico rito giudiziario che non prevede alcun contraddittorio e le relazioni di costoro, anche se palesemente infondate, diventano automaticamente decreti con valore di legge”.