Napoli. È il giorno della festa di San Gennaro e due giovani donne scopriranno di essere più coraggiose di quello che pensano. La prima è una scrittrice che, per ultimare il suo racconto, è disposta a tutto, persino a superare i confini della fantasia; la seconda è una turista francese che, in attesa del miracolo di San Gennaro, prova a salvare Napoli da uno strano sortilegio.
Due mondi paralleli che non si incontrano mai, ma che sono speculari l’uno dell’altro tra fantasia e realtà. Un’aspirante scrittrice napoletana, Vittoria Benincasa, che, come tanti altri scrittori, ha un racconto nel cassetto che sogna di finire e di pubblicare. I problemi della vita quotidiana e gli imprevisti le impediscono di coronare questo desiderio. Vittoria Benincasa ha sempre a portata di mano gli strumenti del mestiere, pronta ad annotare ogni pensiero sullo smartphone o sul quaderno quando ha l’ispirazione giusta. È quello che accade una mattina come tante quando un gattino entra in casa e fa a pezzi parte del suo manoscritto, costringendola a dover riscrivere da zero tutta la storia. Poco dopo, passeggiando per le vie del centro storico di Napoli, deciderà di fermarsi per provare a riscrivere il suo racconto per l’ennesima volta. Mentre nasce il personaggio di Greta Le Clerc, uno strano incontro con una strana donna condurrà Vittoria nei pressi di una chiesa abbandonata dove resterà chiusa per molte ore. Non chiederà aiuto. Disattiverà ogni contatto con il mondo esterno, web incluso, per riuscire, costi quel che costi, a terminare la sua storia e guidare Greta Le Clerc alla ricerca di un misterioso uomo incontrato nel Duomo di Napoli il giorno di San Gennaro e che la condurrà in una dimensione surreale e fantastica dove uno strano sortilegio incombe sulla città…
L’autrice del romanzo “Un punto nel cerchio del tempo” è Josy Monaco. Ha concepito parte di questa storia più di dieci anni fa e l’ha più volte riscritta, decidendosi solo ora a pubblicarla. Nell’intervista spiega perchè.
Da dove nasce l’idea di un romanzo su Napoli?
L’idea di un romanzo ambientato a Napoli è nata qualche anno fa. Avevo diciassette anni e trascorrevo il tempo libero a leggere libri di generi diversi e a scrivere tante storie, che ancora oggi conservo nel cassetto, quello della mia scrivania. Una di queste è quella che, tanti anni dopo, si è trasformata in “Un cerchio nel punto del tempo”, la storia che più di tutte ho sentito che doveva
crescere ed evolvere in nome dell’amore che ho per la mia città. Era davvero il 19 settembre quando ho avuto l’illuminazione di ambientare parte della storia nel Duomo di Napoli. La figura di San Gennaro mi affascinava e mi affascina ancora adesso, ma non
avevo intenzione di scrivere una storia religiosa o esoterica. Volevo provare a scrivere una storia di fantasia dove tutto può succedere e così è stato. Il tempo passava e non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine di un passaggio sotterraneo e segreto che portava in una dimensione parallela, che oggi è quella dove viaggia Greta Le Clerc, una delle due protagoniste del romanzo.
Perché l’ha più volte rimandato?
Ho rimandato più volte la pubblicazione del mio romanzo per motivi che accomunano molti aspiranti scrittori e molte aspiranti scrittrici come me: il famoso blocco che impedisce di continuare a scrivere, gli impegni della vita quotidiana, le porte chiuse, le persone che scoraggiano e che fanno svanire la voglia di perseguire determinati obiettivi, il rifiuto delle case editrici e le proposte poco convenienti. Ho rimandato più volte anche perché avvertivo che mancava qualcosa. Sai che cosa? La seconda protagonista, Vittoria Benincasa, la scrittrice che, pur di terminare il suo romanzo, è disposta a tutto, tanto da rimanere volontariamente chiusa in una piccola chiesa per allontanarsi da ogni distrazione, smartphone incluso.
Che cosa significa Napoli per una scrittrice?
Credo di essere un piccolo puntino nel mondo, ma se un giorno dovessi fare qualcosa di importante, spero di farlo qui dove sono nata. Avrei potuto ambientare il mio romanzo in qualsiasi altro luogo come avviene con le storie a puntate che pubblico sul mio blog “I racconti della fata uncina”, ma Napoli è la mia città e ho scelto di omaggiarla con la mia prima avventura da scrittrice con una storia leggera e a tratti un po’ frivola che, attraverso il potere della fantasia, tenta di regalare un momento di evasione ai lettori che amano il genere. Ci sono ancora tante cose da fare per migliorare Napoli, lo so bene. Ciò che voglio gridare al mondo è che tutte le cose hanno luci e ombre. Quindi, rispondo alla tua domanda così: per me Napoli è una melodia continua che non stanca mai, è una musa ispiratrice che offre idee e spunti interessanti in ogni angolo, soprattutto in quelli che pochi conoscono, è la speranza dei giovani che lottano per costruire un futuro solido e non liquido, è la gioia di vivere che si legge negli occhi della gente, è il sapore di buono che si gusta mangiando una pizza, è un teatro nel teatro. Napoli è arte in tutti i sensi.
Quali sono le difficoltà che ha dovuto superare?
La mia più grande difficoltà si è rivelata anche il mio punto di forza. Non avendo trovato una casa editrice disposta a pubblicarmi, ho dovuto fare tutto da sola, inclusa la revisione, che forse è stata la parte più ardua perché è davvero complicato compiere l’autovalutazione delle proprie parole, a volte impossibile, e si rischia di attraversare momenti in cui ogni minimo particolare sembra favoloso ad altri in cui viene voglia di cestinare tutto. Ho impiegato molto tempo nella selezione delle piattaforme più interessanti per fare esperienza del self-publishing e alla fine ho fatto la mia scelta. Mi sono rimboccata le maniche e, dopo l’ennesima revisione, il mio libro ha iniziato a prendere forma. La strada è tutta in salita e la pubblicazione è solo il primo passo. Proprio perché ho dovuto fare tutto da sola, lascio ai lettori l’arduo compito di giudicare la storia. Questo è il mio punto di forza. Un lettore non tradisce mai, è esigente, ma sincero.