Isaia SalesIsaia Sales

scripta manentNon esistono più le condizioni favorevoli verificatesi in (altre) stagioni politiche e sociali, cioè una abbondanza di risorse pubbliche, il consenso attivo di tutta la classe dirigente del Paese, e una politica internazionale protesa ad attuare le aree in difficoltà dell’Europa….

Di sicuro lo scenario è cambiato: la globalizzazione del mercato ha comportato che quello meridionale diventasse meno importante per il sistema industriale del Centro Nord (e) per le sorti del sistema produttivo padano, più proiettato sui mercati esteri.

E’ venuto così a incrinarsi il vero “compromesso storico” che ha retto gli equilibri dell’Italia unita, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra: il Sud consumava più di quello che produceva, contribuendo così a formare la base di massa dell’espansione economica del Paese…

La situazione si è aggravata quando l’entrata nell’euro ha fatto definitivamente perdere il fattore competitivo rappresentato dalla svalutazione della lira come strumento per aggredire i mercati esteri e come copertura del nostro sistema industriale.

Appena il Sud è diventato secondario nel cercato delle imprese del Nord, e appena si sono ridotti i margini internazionali di flessibilità, il Nord ha preteso rabbiosamente di ritrovare quei margini competitivi di una volta con la riduzione delle tasse e con i tagli alla spesa pubblica.

(Ma) tutti gli studiosi più attenti, come quelli della Banca d’Italia, sottolineano la necessità di avviare una seconda locomotiva, perché quella che spinge il Nord non ha carbone sufficiente per trascinare adeguatamente tutta l’economia nazionale fuori dal tunnel.

IL Mattino, 1 novembre 2015.

(a cura di Asco)