La studiosa leonardiana Carla Glori ha decrittato la scritta IACO.BAR.VIGEN/NIS P.1495, dipinta sul cartiglio del quadro “Ritratto di Luca Pacioli” di Capodimonte, e ha scoperto che, utilizzando le stesse lettere alfabetiche che la compongono, tale scritta è in grado di generare duecento frasi latine di senso compiuto, tutte contenenti la parola VINCI, che riportano informazioni storicamente documentate sul Pittore, sui personaggi ritratti (Luca Pacioli e Galeazzo Sanseverino), sugli oggetti raffigurati nel quadro, e che inoltre in massima parte le frasi decifrate fanno riferimento alla storia della famiglia Sforza nel periodo che va dall’ottobre 1494 a tutto il 1495 (data scritta sul cartiglio). In particolare le frasi decifrate si accentrano sulla vicenda della morte del giovane duca Gian Galeazzo Sforza, un autentico giallo storico di cui è resa testimonianza dagli storici dell’epoca.

La conclusione tratta dall’autrice della ricerca – rigorosamente circoscritta alla decifrazione del cartiglio – è che l’autore dell’iscrizione sia Leonardo da Vinci: infatti oltre al replicarsi in tutte le frasi decifrate della parola VINCI, a segnalare l’esistenza di un “codice vinciano”, sussistono precise coincidenze della biografia e dell’opera artistica di Leonardo, (che dal febbraio 1496 certamente già collaborava con Luca Pacioli ai poliedri del “De Divina Proportione” raffigurati nel dipinto), con il contenuto delle frasi decifrate. Altrettanto documentata è poi nel 1495 la frequentazione da parte di Leonardo dei personaggi della famiglia Sforza, che risultano citati coi loro nomi nelle frasi loro riferite. I soggiorni di Leonardo presso la Sforzesca e altri luoghi storici di Vigevano (la Rocca Nuova, La Roggia Mora e la Mora) ricorrenti nelle frasi sono parimenti documentati. Al termine della ricerca e delle duecento decifrazioni operate e “firmate” VINCI, la studiosa ha prodotto una spiegazione logica all’enigmatica scritta del cartiglio, in base alla quale si instaura una equivalenza tra la “mosca” dipinta sul cartiglio, ed usata quale parola-chiave per la decifrazione dell’iscrizione, e la persona di Ludovico il Moro. In base alla equivalenza instaurata da Carla Glori, la misteriosa scritta IACO.BAR.VIGEN/NIS. P.1495 trova una formulazione logica: diversamente la vistosa contraffazione della firma di Iacopo de Barbari e la sostituzione della “mosca” con il “caduceo” che ne accompagnava o sostituiva la firma stessa sarebbe inspiegabile e ingiustificabile. Infatti il “caduceo” era anche l’impresa personale del Moro, col motto UT IUNGAR (affinchè io sia congiunto) e la “mosca” nel sostituirlo perveniva in tal modo a designare il Moro. Il Pittore tramite lo stratagemma della “simulazione” della firma di de Barbari ha inteso mascherare in veste di innocuo gioco scherzoso volto a dilettare la corte milanese, (uno dei tanti giochi che Leonardo, grande illusionista e regista di rappresentazioni sceniche, era uso ideare), il pericoloso messaggio cifrato del cartiglio, riportante informazioni sulla uccisione e usurpazione di Gian Galeazzo da parte dello ziog, che non doveva in alcun modo destare sospetti né tantomeno parte dello zio, che non doveva in alcun modo destare sospetti né tantomeno investigazioni da parte del Moro e delle sue spie, pena incorrere nella vendetta del potente Duca. La ricercatrice sostiene che Leonardo ha “programmato” l’iscrizione del cartiglio di Capodimonte, il quale si comporta come una sorta di “macchina alfabetica” in grado di generare frasi firmate VINCI; le frasi decifrate contengono informazioni documentate su fatti biografici dei personaggi ritratti nel quadro e sulle vicende della famiglia Sforza nel 1495, dopo la morte di Gian Galeazzo Sforza, che, in base agli storici dell’epoca, si configura come un autentico giallo storico. Secondo la studiosa senza la conoscenza della privata storia degli Sforza nel biennio 1494/95 non sarebbe stato possibile comprendere appieno il nesso tra le decifrazioni operate, in quanto esse convergono in una trama che rispecchia quella storicamente documentata dei cronisti dell’epoca e supportata da documentazione d’archivio e pertanto risulta verificabile. Nel rimarcare che l’obiettivo della sua ricerca è circoscritto alla decifrazione del cartiglio, Carla Glori considera i risultati conseguiti come un significativo contributo offerto al lavoro di competenza dello storico dell’arte e alle analisi a diretto contatto del quadro.In ogni caso secondo la ricercatrice trattasi del primo esempio di “codice vinciano” scientificamente e matematicamente verificabile venuto finora alla luce.E’ prevista a breve la pubblicazione di un libro contenente l’insieme delle “storie” che emergono dalle decifrazioni effettuate e vari approfondimenti connessi. Per la consultazione delle decifrazioni, si rinvia al link www.carlaglori.com/cartiglio/ (alle voci: la ricerca 2013 – decifrazioni 2013 – 148 soluzioni)