Antonio Troise
Se non è stata una falsa partenza, poco ci manca. Prima le ombre sul neo ministro per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi. Poi, l’uscita infelice sulla possibile tassazione dei Bot da parte del braccio destro di Renzi, Graziano Del Rio. E’ vero che, nella stessa intervista in Tv, il sottosegretario ha smentito categoricamente l’ipotesi di una patrimoniale, fortemente caldeggiata dai falchi della Bundesbank e da una parte della sinistra. Per un governo che ha messo il taglio delle tasse ai primi posti del suo programma, i messaggi arrivati ieri sono non solo contraddittori ma, soprattutto, sbagliati.
Sui Bot si gioca con il fuoco. Parole come quelle pronunciate da Del Rio rischiano di avere un effetto a cascata sui mercati e di mettere sotto pressione i nostri titoli pubblici, vanificando la discesa dello spread registrata negli ultimi mesi. Inoltre, un aumento delle tasse porterebbe quasi automaticamente ad un incremento dei rendimenti, azzerando gli effetti sulle casse del Tesoro. In generale, su questo terreno meno si parla e meglio è. In particolare, bisogna stare molto attenti a non lanciare segnali di incertezza sui mercati, che potrebbero punirci senza alcuna esitazione.
Ma il ragionamento di Del Rio è sbagliato anche da un altro punto di vista, quello che riguarda più da vicino le tasche degli italiani. I Bot sono da sempre una riserva di risparmio per il ceto medio che ha pagato, finora, il prezzo più alto della crisi: ha subìto una forte riduzione del potere di acquisto e ha dovuto reggere la stangata sugli immobili. Pensare ad un aliquota più alta sui Bot, al di là di come sarà distribuita e sui suoi effetti concreti, equivale nei fatti a introdurre nel nostro sistema una mini-patrimoniale, mascherata con la parola d’ordine del riallineamento delle rendite finanziarie. Sulla carta è vero che c’è una differenza fra le tasse che pesano su quanto si guadagna comprando Bot o altri titoli e gli altri redditi. Ma è anche vero che, in un momento di così forte crisi dei mercati finanziari, questo argomento è per lo meno prematuro.
Se davvero il governo Renzi vuole segnare un cambio di passo delle politiche economiche dell’Italia, che finora hanno dato la sensazione di essere teleguidate da Francoforte o da Bruxelles, farebbe meglio a concentrarsi su un’altra tipologia di rendite. Basti pensare alle posizioni dominanti che ancora esistono in alcuni settori appena intaccati dalle liberalizzazioni. O alle tante società municipalizzate che, in assenza di un’adeguata concorrenza erogano servizi di bassa qualità con prezzi fuori mercato.
Insomma, sulle tasse non si scherza. Un passo falso potrebbe costare assai caro, e non solo in termini di popolarità, al tandem Renzi-Del Rio.
fonte: l’Arena